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Court (Crave, #4)(306)

Author:Tracy Wolff

Invece passa un’infinità di tempo prima che – finalmente – una freccia vada a segno e un insieme di ossa lanci uno degli urli più terrificanti che abbia mai sentito.

Il grido è prolungato, tanto che mi si imprime nel cervello, per cui, quando alla fine si spegne, la mia mente non se ne accorge subito. Ma il silenzio dura poco: pochi secondi dopo, un’altra freccia colpisce un secondo scheletro, che emette un suono sinistro molto simile al primo.

Agli urli segue il rumore di ossa stritolate… e poi altre grida. è un circolo vizioso che si ripete all’infinito mentre la scalata delle mura prosegue.

Adesso alcuni gargoyle si alzano in volo. Immagino che in questo modo la battaglia potrebbe volgersi a nostro favore, ma poi sento Grace irrigidirsi alle mie spalle e urlare terrorizzata.

Seguo il suo sguardo e vedo uno scheletro aggredire un gargoyle, Moira, credo che si chiami. Lei inizia a strillare: ?Lasciami, lasciami!? ma nessuno corre in suo aiuto.

Faccio per intervenire: se i gargoyle hanno deciso di non proteggersi a vicenda, ci penserò io. Ma poi assisto a una scena che mi fa gelare il sangue e mi fa comprendere la ritrosia dei gargoyle.

Lo scheletro ha affondato i denti nel polso di Moira e la sua carne si sta disintegrando, riducendosi in polvere che il vento porta via.

è terrificante vedere un gargoyle grande e grosso marcire un po’ alla volta. Dita, avambraccio, bicipite, spalla…

?Dobbiamo aiutarla!? urla Grace scattando verso Moira, però io l’afferro e la tiro indietro allontanandola da quegli obbrobri.

?No!? grido serrando la presa.

?Dobbiamo aiutarla!? strilla ancora cercando di divincolarsi dalla mia stretta.

?Non possiamo?, mormoro, e lei mi guarda come se fossi un vigliacco. Mi ferisce la sua mancanza di fiducia, ma non la lascio andare comunque.

?Facciamo ancora in tempo!? mi supplica. ?Possiamo salvarla!?

?No, non possiamo.? Mi sporgo da una feritoia trascinandomela dietro, in modo che i suoi occhi umani vedano ciò che io ho già visto.

?Oddio?, sussurra. ?La sta uccidendo, la sta uccidendo!?

Le sue parole terrorizzate e colme di dolore riempiono l’aria. E, prima ancora che si giri verso di me, con le guance rigate di lacrime, gli occhi disperati in cerca di un miracolo, so che cosa vuole che faccia.

Di più, so che cos’ha bisogno che faccia.

Non posso dirle di no vedendola soffrire così.

è disperata e in preda al panico. Ed è la mia compagna. è compito mio prendermi cura di lei. E questo significa che se mi rendo conto che ha bisogno di qualcosa, non è necessario che me lo chieda.

Adesso sta piangendo a dirotto, e io non sopporto che soffra. Mi volto per fare ciò che dev’essere fatto. Ma poi lei mormora: ?Mi dispiace?, spezzandomi il cuore.

Le prendo il viso tra le mani, le asciugo le lacrime con i pollici. ?Te l’ho già detto, Grace. Non scusarti mai con me per voler salvare la tua gente.?

Scuote freneticamente la testa e allunga una mano verso di me.

Però questa cosa è già durata fin troppo. Devo porle fine prima che questa gente – prima che la mia compagna – soffra ancora di più.

Osservo le creature mostruose assiepate sotto le mura, con le loro ossa contorte e spezzate e la loro folle determinazione a distruggere qualunque cosa incontrino sul loro cammino.

Mostri, mi dico. Sono soltanto mostri.

Ma anche i mostri hanno un cuore, lo so meglio di chiunque altro.

Perciò chiudo gli occhi e stendo una mano oltre la merlatura. Quindi apro la mente e libero i miei poteri. E lentamente, con cura, separo l’energia di ogni singolo scheletro da tutti e tutto.

Sono migliaia, e ognuno di loro è vivo in un qualche modo folle e contorto.

Comprenderlo è un pugno nello stomaco, anche se in fondo me lo aspettavo.

Ognuno di loro ha una mente. Un’anima. E io mi insinuo in ciascuno di loro.

Avverto il dolore delle ossa spezzate, la sete di sangue, la sofferenza infinita, tormentata, di essere di nuovo reali. Di essere di nuovo interi.

Mi fa più male di quanto avrei potuto immaginare: più di trentamila artigli ossuti che mi graffiano, stritolando ogni particella del mio essere. Cerco di bloccare il dolore, di concentrarmi soltanto su quello che dev’essere fatto, ma è impossibile. Sono troppi e ciascuno di loro vuole un pezzo di me. Un minuscolo pezzo della mia anima che non riavrò più indietro.

Ma lo faccio per Grace. Per la sua gente.

E quando sono dentro a tutti i tremilacentoventisette scheletri, quando sento il loro cuore e il loro corpo, la mente e l’anima, la consapevolezza di ciò che sta succedendo rischia di distruggermi.