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Court (Crave, #4)(229)

Author:Tracy Wolff

Le ombre hanno preso tutti tranne Hudson, che si sta dissolvendo su e giù come un forsennato, fermandosi di tanto in tanto per pochi attimi per tentare di allontanare i nostri amici dalla statua. Ma è una battaglia persa in partenza, perché per ogni metro in cui riesce a trascinare via qualcuno, appena si dissolve per aiutare un altro, quello viene tirato verso la pozza di acqua scura di almeno il doppio.

Guardo verso Eden e Flint, che si sono trasformati e stanno puntando i respiri di ghiaccio verso le ombre avviluppate intorno alle loro gambe. Sono sospesi a qualche metro da terra e battono furiosamente le ali per impedire alle ombre di portarli giù di nuovo. Il ghiaccio sembra rallentare gli strani esseri, che comunque, centimetro dopo centimetro, li stanno trascinando verso la statua.

Attraverso di nuovo l’arena e decido di darle un’occhiata da vicino perché nel suo aspetto c’è qualcosa di familiare. Per farlo, però, dovrò volarle piuttosto vicino e un’ombra potrebbe afferrarmi.

Macy lancia un grido e io guardo nella sua direzione con il cuore in gola. è a faccia in giù sul pavimento di pietra, con le ombre avvolte intorno ai fianchi. Devo fare qualcosa. Sbatto con forza le ali e salgo il più in alto possibile a tutta velocità. Arrivata in cima, mi volto a mezz’aria, piego le ali lungo i fianchi e scendo in picchiata verso la statua.

Sono a circa dieci metri di distanza e sto per allargare di nuovo le ali per rallentare e dare un’occhiata quando Jaxon grida: ?Attenta!?

Mi guardo indietro… e urlo.

130

HITCHCOCK CI FA UN BAFFO…

CENTINAIA di ombre trasparenti che assomigliano a corvi stanno puntando su di me. Ma non posso lasciarmi distrarre da loro e sprecare la mia unica opportunità di studiare la statua. Non ancora.

Così tengo le ali ripiegate finché sono a pochissimi metri dall’angelo. All’ultimo secondo, le spalanco di scatto e mi fermo a mezz’aria. La forza della frenata mi procura un forte dolore al fianco, come se una delle ali mi fosse stata strappata. Sento gli occhi riempirsi di lacrime, però le ricaccio indietro e continuo a sbattere le ali, rimanendo sospesa di fronte alla statua. Devo studiarla con attenzione prima che gli uccelli-fantasma mi raggiungano.

Mi passo una mano davanti agli occhi per schiarirmi la vista. Fisso gli occhi di pietra dell’angelo, e lui fa altrettanto. Mi chiama, mi esorta a entrare nella fontana, ad andare da lui e a mettere fine al mio dolore… e a tutto questo. E io lo desidero così tanto che per poco mi arrendo. Ma poi noto un’altra cosa. La statua mi sta sorridendo maliziosa, come se percepisse la mia debolezza e volesse invitarmi a smettere di combattere.

?Grace!? urla Jaxon, costringendomi a distogliere lo sguardo e a spezzare l’influenza ipnotica degli occhi dell’angelo. Quando i corvi arrivano, il rumore delle loro migliaia di ali che sbattono è assordante. Ormai non posso più fare niente, se non voltarmi dando loro la schiena. Scalcio con tutte le mie forze, ma è troppo tardi. Mi hanno catturato.

Mi si impigliano nei capelli, mi beccano le ali, mi graffiano le braccia, le gambe e la schiena con gli artigli in una versione paranormale de Gli uccelli di Hitchcock… ma un milione di volte più spaventosa dell’originale.

Cerco di allontanarmi, però mi si posano addosso e mi spingono giù, sempre più giù.

?Hudson!? grido. Lui allunga subito una mano verso l’alto e la stringe a pugno, tentando di usare il suo potere di disintegrazione per fermarli. Ma, nonostante la forma di uccello, le ombre sono esseri nebulosi. Evidentemente non hanno una consistenza solida, perché non succede nulla, e se non hanno consistenza Hudson non ha niente da disintegrare, niente da far sparire.

Il panico mi attanaglia la gola. Se le ombre dovessero riportarmi a terra, non riuscirò più ad alzarmi in volo.

Penso freneticamente a una soluzione. Non posso volare più veloce di loro. Hudson non può distruggerle e, considerando che stanno trascinando Jaxon inesorabilmente verso la fontana al centro dell’arena, neppure la telecinesi funziona. Non c’è niente che possiamo fare, nessun potere può combatterle.

Se Dawud, Remy, Calder e Rafael non risolveranno l’enigma alla svelta, rimarranno soltanto loro in gara.

Ora sono nel panico più totale e la paura e la disperazione mi impediscono di pensare e persino di respirare. Eppure, mentre gli uccelli continuano a beccarmi le ali e la faccia, mi costringo a non fissarmi sul dolore, ma a concentrarmi per escogitare una soluzione.

Devo salvare i miei amici. Devo salvare Hudson.