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Court (Crave, #4)(228)

Author:Tracy Wolff

Prima che Hudson possa replicare, un inquietante lamento riempie l’arena. Non ho mai sentito un suono del genere, e mi si gela il sangue nelle vene.

Persino gli insetti sembrano spaventati, tanto che cominciano ad allontanarsi per tornare nella pozza d’acqua alla base della statua. Anche Eden si calma quando corrono via.

?Cos’era quello?? domanda Flint.

Hudson non risponde, perché all’improvviso qualcosa inizia a tirargli le gambe… e anche le mie.

Scalcio, soffocando un urlo mentre tento di liberarmi da ciò che mi ha afferrato, di qualunque cosa si tratti.

?Maledizione!? borbotta Hudson, prendendomi in braccio per sfuggire all’essere che sta cercando di trascinarci a sé.

La creatura misteriosa mi serra le caviglie come in una morsa. Scalcio ancora con forza e alla fine mi lascia andare, graffiandomi i polpacci con gli artigli.

Le ferite bruciano da morire e faccio uno sforzo immenso per non gridare di nuovo. Soprattutto quando sento un altro insetto uscire dai miei capelli e zampettarmi lungo la guancia.

?Stai bene?? chiedo a Hudson, che adesso respira a fatica. So che non ha niente a che fare con la corsa, perché è capace di dissolversi per chilometri senza neppure ansimare, quindi dev’essere per colpa di quell’essere che ci ha afferrati. ?Ha preso anche te??

?Sto bene?, risponde, ma ha la mascella contratta e il volto teso per il dolore.

Non gli credo. ?Lanciami in aria?, gli dico.

Non mi domanda neanche perché. Lo fa e basta. Un istante dopo, mi ritrovo a diversi metri di altezza e mi trasformo immediatamente in gargoyle. Non dovendosi più preoccupare di me, Hudson riesce a liberarsi dalla sorta di tentacoli fantasma che lo stavano imprigionando e acquista velocità. Sospiro di sollievo.

Controllando che niente balzi verso l’alto per tirarmi giù, mi spingo il più vicino possibile alla cupola, provando un piacere sempre più grande a ogni poderoso battito d’ali. Santo cielo, quanto mi piace volare. Vorrei però non doverlo fare per restare viva. Questo toglie un po’ di gusto al divertimento, devo ammetterlo.

Mentre mi avvicino al muro, ripiego un’ala e viro bruscamente a sinistra, scendendo in picchiata sopra l’arena per sorvegliare l’intera zona. Preoccuparsi di rimanere vivi abbastanza a lungo da consentire agli altri di capire che cosa ci sta attaccando mi sembra la tattica migliore al momento.

Ma, guardandomi intorno, mi rendo conto che sarà molto più difficile di quanto immaginassi. Delle strane ombre nere si sono disposte lungo il perimetro dell’arena e si stanno muovendo verso l’interno nel tentativo di spingerci sempre più vicino alla statua al centro.

Sento Macy urlare e mi volto appena in tempo per vedere una delle ombre trascinarla a terra. ?Hudson!? grido, girandomi a mezz’aria e scendendo in picchiata verso di lei. ?Dobbiamo aiutarla!?

Ma non si tratta soltanto di Macy. Pure Eden adesso è sdraiata al suolo.

Le ombre la stanno avvolgendo, premendole sulla bocca. Mekhi si dissolve da lei per aiutarla, ma, appena si ferma, un’ombra afferra anche lui. Un istante dopo è a terra con le ombre che gli si avvinghiano addosso.

?Hudson!? urlo di nuovo.

Jaxon e Byron stanno per cadere, però Hudson non può aiutarli. è troppo impegnato a scalciare via l’ombra che gli si è avviluppata intorno alle gambe. Almeno lui è ancora in piedi, così viro bruscamente a destra e ripiego le ali contro il corpo tentando di arrivare da lui prima che venga trascinato giù. All’ultimo secondo, apro le ali e lo afferro da dietro per le braccia. Poi scatto verso l’alto con tutta la forza che ho, portandolo con me.

Lo strano essere-ombra grida cercando di mantenere la presa, ma non riesce a trattenerlo perché stiamo salendo troppo in fretta. Non rallento finché siamo quasi vicino al soffitto, però, a quel punto, cominciano a tremarmi le braccia. Non so per quanto potrò reggere il peso del mio compagno.

?Lasciami laggiù!? mi urla lui, indicandomi un punto oltre Eden dove sono concentrate meno ombre.

Ora le braccia mi tremano in maniera incontrollabile, perciò scendo in picchiata virando a destra e uso quel poco di forza che mi è rimasto per lanciarlo verso la zona che mi ha suggerito. Non mi preoccupo neppure che ci troviamo a più di trenta metri da terra. Il mio compagno fa un’impressionante giravolta in aria ed esegue un atterraggio da fare invidia alla Vedova Nera. Sorrido. Sbruffone.

Cambio di nuovo direzione e aumento la velocità, passando sopra la statua. Chiunque ci stia attaccando so che ha a che fare con lei.