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Court (Crave, #4)(104)

Author:Tracy Wolff

Gemendo con più forza e passione, mi afferra i fianchi e il sedere.

?Non ancora?, gli dico, staccandogli le dita una per una anche se non desidererei altro che lasciarlo fare.

Ma stavolta tocca a me esplorarlo, scoprire quello che gli piace. Così intreccio le sue dita alle mie e gli spingo le mani sul materasso vicino alla testa, immobilizzandolo con il mio peso e intanto divorandogli avidamente la bocca.

Fuoco, elettricità e urgenza mi esplodono dentro mentre bacio e tocco ogni centimetro del corpo del mio compagno.

E lui mi lascia fare, mettendosi completamente alla mia mercé anche quando il suo respiro si fa più affannoso e gli occhi diventano più cupi e tormentati.

Anche quando il sudore gli bagna il petto e comincia a tremare contro di me.

Anche quando inizia a perdere il controllo, supplicandomi con la bocca, con i gemiti, con la voracità della sua lingua sulla mia mentre prendo ciò di cui ho bisogno.

Gli do altri due baci veloci, poi mi scosto a sufficienza da poterlo guardare negli occhi. E ciò che vedo mi stringe il cuore come in una morsa.

Hudson è nudo sotto il mio sguardo. Così nudo e vulnerabile da togliermi il fiato.

Perché questo è Hudson, il malvagio, selvaggio, meraviglioso Hudson, però da quando stiamo insieme, per tutto il tempo in cui abbiamo riso e litigato e amato, non l’ho mai visto così fragile.

Ma oggi sì. Ho la sensazione che con una mossa sbagliata potrei mandarlo in frantumi come un vaso di porcellana.

E questo mi spaventa, anche se mi fa venire voglia di abbracciarlo stretto e dirgli che andrà tutto bene. Che non gli farò mai del male. Che sarò sempre lì, pronta a sostenerlo quando cadrà. Ma capisco che ora non è abbastanza lucido per sentirmi.

Così, alla fine, gli cedo il controllo e gli offro tutto quello che sono, tutto quello che ho dentro, dicendogli con il corpo invece che con le parole che so esattamente quello di cui ha bisogno per sentirsi di nuovo al sicuro.

Gli lascio andare le mani e lo libero.

Lui assume il comando in un lampo. Mi afferra la maglietta con entrambe le mani, la strappa in due e se la getta alle spalle. Si spoglia in fretta e furia e poi è… dappertutto. La sua bocca, le sue mani, il suo corpo sono sopra di me, sotto di me, accanto a me, dentro di me. Mi tocca, mi stringe, mi prende finché affogo in lui.

è una sensazione stupenda.

Ed è allora che mi inarco contro di lui – che amo più della mia vita –, gli metto le braccia al collo e gli affondo le mani nei capelli, poi inclino la testa di lato e aspetto che prenda ciò che gli sto offrendo.

Perché chissà quando, o se, avremo un’altra occasione come questa di stare insieme.

Cogliendo la mia disperazione, Hudson mi fa rotolare sul letto e si spinge in profondità. L’estasi mi scoppia dentro prima ancora che lui cominci a mordicchiarmi il seno. Si sofferma per lunghi istanti, stuzzicandomi, assaporandomi, poi mi scivola nella pelle e nella vena come se quello fosse il suo posto. E potesse stare lì per sempre.

Mi sento invadere da un profondo senso di appagamento mentre lui mi travolge, mi trascina sotto, mi scuote nell’animo finché diventiamo un tutt’uno e non si capisce più dove finisce lui e inizio io.

Finché restano soltanto l’amore, la passione e il desiderio di avere sempre di più.

Esplodiamo come il sole, bruciamo come una supernova e mentre lui mi conduce ancora una volta sulle vette più alte della passione, tutto ciò a cui riesco a pensare è che siamo davvero fatti di polvere di stelle.

Quando, alla fine, Hudson mi stringe a sé e il nostro respiro comincia a rallentare, provo l’orribile sensazione che questo sia stato il nostro ultimo momento perfetto prima che si scateni l’inferno.

Perciò, quando la porta della camera si spalanca all’improvviso e Jaxon compare ai piedi del letto, non ne sono affatto sorpresa.

?Abbiamo un problema, se ne sono andati!? esclama.

59

L’ARTE DI DARE BUCA…

CHE il tuo ex faccia irruzione in camera tua subito dopo che hai fatto sesso con suo fratello è decisamente sbagliato. Mi tiro su le coperte fino al mento in attesa di sprofondare sottoterra.

?Fratello?, mormora Hudson e Jaxon si volta così in fretta che è quasi comico.

?Ehm, sì, come ho detto, se ne sono andati?, ripete Jaxon.

Hudson leva il braccio da sotto la mia testa e si rimette a sedere. Si china per infilarsi i jeans prima di alzarsi e chiedere: ?Chi se n’è andato??