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Court (Crave, #4)(107)

Author:Tracy Wolff

Se Cyrus dovesse catturarli, sono sicura che saranno i primi a essere torturati e che li priverà dei loro poteri per il ruolo che hanno avuto nel massacro sull’isola. Ed è una cosa che voglio evitare a ogni costo.

?Allora, quella piantina?? chiedo.

Eden tira fuori un quaderno dallo zaino e lo passa a Hudson insieme a una penna e ci sediamo tutti al tavolo della cucina per prendere dimestichezza con la struttura della Corte dei vampiri.

Guardo i miei tre amici con lo stomaco stretto dall’angoscia. A causa delle mie scelte, il nostro gruppo si è diviso e non ho idea di come rimetterlo insieme. Inoltre, ho il terrore che, separandoci, faremo il gioco di Cyrus. In tal caso, non ho idea di come faremo a uscirne vivi.

60

TANA, TANA DELLE MIE BRAME…

DOPO il tramonto, Eden ci porta tutti in volo dall’Irlanda in Inghilterra e si ferma il più vicino possibile alla Corte dei vampiri, ossia in un albergo a poca distanza. Ripariamo in un vicolo, dove Eden si ritrasforma, e poi Hudson ci guida sino in fondo alla strada. Quando, dopo un paio di isolati, le sue lunghe gambe accelerano il passo, capisco che ci stiamo avvicinando alla sua tana.

?Ora che siamo quasi arrivati, hai intenzione di dirci come faremo a entrare nella Corte dei vampiri passando dalla tua tana?? chiedo.

?Useremo un vecchio metodo?, spiega Hudson svoltando bruscamente a sinistra in un altro vicolo.

?Oddio!? esclama Eden. ?Dimmi che non dovremo attraversare le fogne di Londra.?

Hudson sembra offeso. ?Che razza di compagno pensi che sia? Non costringerei mai Grace a camminare tra gli escrementi.?

?Wow, grazie?, scherza Eden.

Jaxon rincara la dose. ?Be’, almeno adesso sappiamo quanto ci consideri.?

Aspettano in silenzio che Hudson si giustifichi in qualche modo, però lui si limita a guardarli con indifferenza. So che li sta prendendo in giro, ma loro non ne sono tanto sicuri. E questo gioca a suo favore, perché si diverte a lasciare le persone nel dubbio.

Svoltiamo un altro angolo ed entriamo in un vicolo ancora più angusto. Lo percorriamo per metà fino a una casa dalle pareti scure. è a pochi metri dal marciapiede e ha un cancello di ferro battuto dietro il quale tre bassi gradini conducono a una porta d’un grigio sbiadito.

Ci sono sbarre di ferro battuto anche alle finestre, chiuse con assi di legno, e la vernice è scrostata in diversi punti.

?Questa è la tua tana?? chiede Eden, guardando la casa con disgusto. ?Persino le fogne sono migliori di questo posto.?

?Non giudicare un libro dalla copertina?, dice Hudson.

?Io… non ho idea di cosa significhi?, risponde Eden, confusa.

?Significa…? Hudson alza gli occhi al cielo. ?Lasciamo perdere. Ora dammi quella pianta, per favore, Grace.?

Indica la felce più triste e più malconcia che abbia mai visto. La povera pianta è talmente avvizzita che è quasi irriconoscibile. Persino il vaso, un tempo bianco, è scheggiato, crepato e macchiato di marrone in vari punti.

?Cosa può fare per noi questa povera pianta?? domando mentre la raccolgo.

?Cos’ho detto sui libri e le copertine?? risponde lui infilando la mano nel vaso e tirando fuori una chiave. ?Attenti a dove mettete i piedi: ci sono un paio di assi marce?, avvisa, correndo su per le scale verso il portico malandato.

?Solo un paio?? commenta Jaxon evitando un’asse rotta.

Hudson è troppo impegnato ad aprire i quattro lucchetti alla porta per rispondere. Toglie l’ultimo, spalanca l’uscio ed entra.

Lo seguiamo a ruota e quando accende la luce, ci ritroviamo in un salotto in condizioni ancora peggiori dell’esterno della casa.

Aspetto che ci dica che sta scherzando, invece va verso una libreria in fondo alla stanza. è il primo indizio che, in effetti, questo posto potrebbe davvero essere il suo, perché gli scaffali sono pieni zeppi di vecchi libri, ma è comunque difficile immaginare che abbia scelto di vivere qui, in questo modo.

Di sicuro gli altri la pensano come me, perché nessuno di noi si è mosso da quando ha acceso le luci. I miei amici sono in piedi al centro del salotto a guardarsi intorno disgustati.

E c’è molto di cui essere disgustati.

Per cominciare, i mobili sono così consumati che sono sicura che le uniche cose che li tengono insieme sono le macchie. Il tappeto è strappato in diversi punti e chiazzato in altri. L’orribile carta da parati gialla è sbiadita e si sta staccando e le tende sembrano state prese d’assalto da un branco di gatti selvatici infuriati.

Quando mi sposto per osservare meglio la carta da parati, mi torna in mente un racconto di Charlotte Perkins Gilman, La carta da parati gialla: se fossi bloccata qui dentro per un po’ di tempo, impazzirei anch’io.