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Court (Crave, #4)(118)

Author:Tracy Wolff

Ho le gambe molli e il petto stretto in una morsa, tanto da far fatica a respirare. Hudson mi mette un braccio intorno alla vita per sorreggermi, ma io quasi non me ne rendo conto. Sto facendo uno sforzo enorme per non vomitare la bile che mi risale in gola, mentre la voce nella mia testa non fa che ripetermi che anch’io devo un favore alla Megera.

Macy non si rende conto di come mi sento: è troppo impegnata a urlare con zio Finn. ?Avresti dovuto dirmelo. Non sono una bambina.? Poi lo guarda dritto negli occhi e aggiunge: ?Hai avuto dieci anni per liberare mia madre. Ora tocca a me, e io non fallirò?.

Zio Finn è distrutto, ma non ribatte. Anzi, non dice assolutamente niente. Nessuno parla, finché qualcuno comincia ad applaudire. Poi, una voce fin troppo familiare esordisce: ?E io che pensavo di aver bisogno di un’iniezione di insulina per superare questa piccola riunione familiare. Forse invece sarebbe meglio un bavaglio?.

65

LA FAMIGLIA FELICE

DALLA folla intorno si leva un brusio nervoso e io mi volto, aspettandomi il peggio. E, come volevasi dimostrare, la rossa di prima è proprio dietro di noi, appoggiata contro una delle robuste colonne di pietra della prigione dall’altra parte delle sbarre, e si sta pulendo le unghie con la punta di un coltello a serramanico nero. Perché, a quanto pare, una limetta è troppo poco per una dura come lei.

?Chi è quella?? chiede Flint accigliandosi.

?Una che porta guai?, risponde Eden, e purtroppo non si sbaglia: quella ce l’ha scritto in fronte che è una stronza.

Mi vengono in mente un paio di nomi che le si adattano alla perfezione: Belzebù, per esempio. O, meglio ancora, Lucifero? In effetti, gli assomiglia un po’。

?Lei è Isadora Vega?, spiega zio Finn.

?Accidenti, no?, mormora Mekhi. ?Non ditemi che i Vega in circolazione sono aumentati.?

Hudson lo guarda con una smorfia. ?Mi sentirei offeso se non fosse che sono d’accordo con te.?

?Aspetta, questo significa che allora ha un potere extra pure lei?? domanda Eden e devo confessare che mi sono chiesta anch’io la stessa cosa da quando ha annunciato con estrema disinvoltura di essere la sorella del mio compagno.

?Chi lo sa?, ribatte Isadora con un ghigno malvagio e colorato di rosso. ?Perché non ti avvicini e cerchi di scoprirlo??

?Preferirei saltare in una vasca piena di piranha?, mormora Flint tra i denti.

Lei scoppia a ridere. ?Non condividerei mai una preda con i piranha. I draghi sono il mio snack preferito, sai? Credo siano le ali.?

?Cosa vuoi, Isadora?? domanda zio Finn con tono deciso, anche se sembra esausto.

?La stessa cosa che voglio sempre, Finn. Ma dato che manca ancora qualche mese prima di avere il dominio completo del mondo, immagino di dovermi accontentare di te.?

?Lei non è sul serio tua sorella, vero?? sussurro a Hudson. ?Cioè, lo sapresti se Cyrus avesse avuto un altro figlio, no??

?Credo di sì?, risponde lui, ma, dall’espressione dei suoi occhi, mi sembra di capire che non ne sia tanto sicuro.

Poi, finalmente, mi balza all’occhio. Cioè, non so se lui lo nota, però c’è qualcosa nel sarcasmo della ragazza che mi suona familiare, specialmente in combinazione con l’atteggiamento indifferente con cui se ne sta appoggiata alla colonna.

?Non vengo da nessuna parte con te?, dice zio Finn con freddezza.

?Questo significa che hai intenzione di opporre resistenza?? Sgrana gli occhi e batte le mani. ?Dai, su, per favore.?

?Non giocare con il cibo, figlia.? La voce di Cyrus risuona per la segreta. ?è una pessima abitudine.?

Isadora non gli risponde. Lancia invece il coltello in aria. L’arma rotea per un’eternità – probabilmente, però, sono solo pochi secondi –, poi lei la riprende al volo e la rimette nel fodero in un battito di ciglia.

Adesso, Cyrus è dietro di lei e non sembra impressionato nel vedere me e i miei amici. Il sentimento è reciproco, devo dire.

Anche se indossa l’abito di Tom Ford più costoso, grigio con la cravatta lavanda, sfodera un sorriso abbagliante e non ha un capello fuori posto, per me ha l’aspetto del mostro che è dentro. Gli si legge negli occhi color cobalto, nel portamento, nel sorrisetto sardonico che fa quando pensa di potersela cavare a buon mercato.

Fa cenno alla guardia di aprire la porta della cella poco distante da noi, sulla sinistra, davanti alla quale si trova un altro gruppetto di studenti.

?Venite con me?, ci ordina, quindi si volta e comincia a camminare aspettandosi che lo seguiamo senza fare domande. Cosa che non accadrà nemmeno in un milione di anni.

?E se non lo facessimo?? chiede Jaxon con lo sguardo torvo e le mani lungo i fianchi, come se si stesse preparando a combattere.