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Court (Crave, #4)(137)

Author:Tracy Wolff

?Buona idea?, osserva mentre ci avviamo verso l’uscita del castello. ?In ogni caso, arriverai in anticipo all’addestramento e quello stronzo di Chastain non potrà dire niente.?

?Potrebbe esserci un po’ di metodo dietro la mia follia?, continuo mentre passiamo accanto al salone delle feste e ci allontaniamo. ?Per una volta soltanto mi piacerebbe che Chastain smettesse di considerarmi una nullità.?

?Pensavo che fosse la prerogativa di tutti gli istruttori. Non è quello che facevano anche i tuoi insegnanti quando eri piccola? Buttarti a terra, farti sentire una merda e poi aiutarti a riguadagnare fiducia??

?I miei insegnanti? Ehm, no.?

Quando lo guardo inorridita, lui fa spallucce. ?Forse è una cosa dei draghi.?

?Forse?, convengo, ancora sconvolta all’idea.

Ora che siamo fuori mi dirigo verso le panchine che ricordo dalla mia prima visita con Alistair. Ci sediamo con il viso rivolto verso il mare e il vassoio in mezzo a noi.

Non ci sentiamo in imbarazzo… a parte quando cominciamo a parlare contemporaneamente. E quando allunghiamo la mano verso la stessa mela. E ci zittiamo nello stesso momento e guardiamo ovunque tranne che l’uno verso l’altra.

Dio! è peggio del mio primo appuntamento. Molto peggio, considerato che tra noi non c’è solo nervosismo o paura di fare una figuraccia ma tensione vera, come quella tra due persone ai lati opposti di un baratro impossibile da colmare.

Restiamo seduti in silenzio per un po’, con il ruggito dell’oceano in sottofondo. Alla fine, prendo un panino spalmato di burro con un paio di fettine di carne che mi ricordano il bacon. Il silenzio mi rende così ansiosa che non riesco quasi a deglutire, ma mi costringo a farlo in vista del duro addestramento che mi attende.

Quando la tensione tra noi cresce al punto da poterla tagliare con il coltello, faccio un respiro profondo e dico: ?Flint…?

?No?, mi blocca lui prima che possa aggiungere altro.

è l’ultima cosa che mi aspettavo che dicesse, specialmente considerato che neanch’io sapevo bene che cosa dire, quindi come poteva saperlo lui? ?Ma io…?

?Non farlo?, mi interrompe di nuovo. ?Ti prego. Non posso parlarne ora, se vuoi che sia di qualche utilità oggi durante l’addestramento.?

Non era questa la reazione che mi aspettavo quando l’ho invitato a questo bizzarro picnic, però non posso discutere con lui se la mette così. Pertanto, invece di cercare di rimettere ordine nei miei pensieri per trovare qualcosa da dire, prendo il vassoio e lo appoggio a terra. Poi mi avvicino a lui e lo stringo forte tra le braccia.

In principio, ho paura che si tirerà indietro e mi aspetto che mi scansi.

Ma non lo fa.

Non ricambia il mio abbraccio, però non si allontana neppure. Rimane semplicemente seduto lì, con la testa alzata, la schiena dritta, gli occhi fissi sull’orizzonte lontano.

La voce dentro di me mi dice di lasciarlo andare e che abbracciarlo è stato un grosso errore, ma non voglio essere io la prima a staccarmi. E, perciò, resto seduta, ripetendo a me stessa che lo avrebbe fatto lui se avesse voluto.

Intanto, i secondi diventano minuti e Flint è sempre fermo lì, immobile. Ma proprio quando sto per arrendermi, lui si volta e mi attira a sé stringendomi così forte da stritolarmi.

Io però continuo ad abbracciarlo: un paio di costole rotte sono un piccolo prezzo da pagare per questo momento così imperfetto. Perché è reale e importante. Noi siamo importanti.

E questo mi regala qualcosa che non sento più da giorni.

Speranza.

La speranza di trovare il modo di riavvicinarci, non solo io e Flint, ma tutti noi.

La speranza che tutto andrà esattamente come dovrebbe.

E, cosa più importante, la speranza che, superato questo incubo orribile e apparentemente infinito, ci ritroveremo tutti dall’altra parte fianco a fianco.

Sembra una speranza vana, dal momento che io e Flint non riusciamo neppure a dirci due parole di fila. Ma qui, adesso, con il sole che sorge sopra il mar Celtico e le costole doloranti per la forza dell’amore di Flint, la sua rabbia e la sua disperazione… mi sembra più di una speranza.

Mi sembra una promessa.

76

PERCHé VUOI FARMI GIRARE IN TONDO?

UN’ORA e mezzo dopo, quella piacevole sensazione è svanita e al suo posto è rimasto soltanto dolore.

Cioè, davvero, quanti giri di corsa intorno al castello una persona dovrebbe saper fare?

?Accelera, Grace?, dice Chastain con un tono compiaciuto che mi fa venire voglia di lanciargli addosso qualcosa… tipo un altro gargoyle o uno dei pugnali più grossi e luccicanti di Isadora.