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Court (Crave, #4)(169)

Author:Tracy Wolff

?Sul serio?? chiede dalla porta a cui si è appoggiato. ?Non te lo domandi mai??

?Non ci voglio pensare.? Prendo la pezza di lino che funge da salvietta e mi asciugo la faccia.

?Perché fa male?? riprende, scrutandomi con attenzione.

Da una parte vorrei dirgli di lasciar perdere, che non intendo parlarne. Ma considerato quello che sta passando per colpa mia, mi sembra giusto che anch’io risponda a delle domande.

?Perché sono arrabbiata e mi sto sforzando di non esserlo.?

?Con me?? chiede.

?Perché dovrei essere arrabbiata con te?? domando stupita.

Lui fa spallucce. ?Perché se Lia non mi avesse riportato indietro…?

Che cosa? è davvero convinto che il mondo sarebbe un posto migliore senza di lui? All’improvviso mi viene in mente un’altra cosa. ?Eri davvero morto??

Lui sembra sorpreso, però leggo la verità nei suoi occhi.

?Non era così, vero? Ti eri solo disintegrato.?

?L’unica alternativa sarebbe stata uccidere Jaxon e non l’avrei mai fatto. Lui è il mio fratellino. I miei ricordi d’infanzia più felici sono di quando gli permettevano di giocare con me quel giorno al mese in cui mi svegliavano. Be’, almeno finché anche lui non ha raggiunto l’Età della Discesa.?

Visualizzo l’immagine di loro due insieme prima di chiedere: ?Dove sei andato quella volta? Cos’hai fatto??

?Onestamente, è stato come se mi trovassi nella tomba. Ero in pace. Nessun dolore. Nessuna preoccupazione. Niente di niente per quel breve lasso di tempo.?

?Breve?? dico. ?Sei rimasto morto per un anno!?

?Non mi è sembrato fosse passato così tanto. Ma il tempo passa in modo diverso in dimensioni diverse.? Lo guardo confusa, e lui si volta verso la finestra. ?Come qui. La prima volta che sei venuta alla Corte congelata hai detto che ti è sembrato di essere rimasta per mezz’ora, ma alla Katmere erano passati solo cinque minuti. Noi siamo qui da tre giorni ormai, ma probabilmente non sono tre giorni alla Corte dei vampiri. Quindi chissà quanto tempo è trascorso davvero per me! So solo che non mi è sembrato granché.?

Pare tranquillo quando parla del tempo che scorre in modo diverso nelle varie dimensioni, ma qualcosa nei suoi occhi mi fa pensare che in questa storia ci sia di più di quanto sia disposto a rivelare.

E, all’improvviso, mi assale un pensiero sconvolgente, tanto che all’inizio la mia mente lo rifiuta. Ma ormai devo sapere. Devo chiedere.

?Hudson.? Lui mi guarda con le sopracciglia inarcate e io tento di deglutire, però tra un respiro e l’altro la mia bocca è diventata arida come il Sahara. ?Quei quattro mesi in cui siamo stati bloccati insieme… sono stati davvero quattro mesi? O è stato di più??

Lui non risponde per un tempo interminabile. Si limita a sostenere il mio sguardo e, all’improvviso, riesco a vedere migliaia di giorni e di esperienze nei suoi occhi. Oddio.

?Hudson…?

?Non ha importanza?, ribatte, poi si volta e si allontana, portando con sé un pezzo del mio cuore.

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BEVI CHE TI PASSA

?STO bene?, mi ripete Hudson, anche se so che non è affatto così.

?Non è vero?, ribatto con tono di sfida, facendolo voltare per guardarlo in faccia. ?Sei esausto e affamato.? Inclino la testa in modo che possa avere accesso alla mia vena. ?Devi nutrirti.?

La sua risposta è immediata, un ruggito basso di gola, e io mi preparo a godere della sensazione dei suoi canini che affondano nella mia pelle. E aspetto. Aspetto. Aspetto.

?Cosa c’è che non va?? chiedo alla fine. ?Perché non vuoi il mio sangue??

?Non posso?, mi dice lui, con la voce bassa e roca come se dovesse strapparsi a fatica le parole dalla bocca.

In un istante, è dall’altra parte della stanza, il più lontano possibile da me, con le mani infilate in tasca.

?Non puoi cosa?? domando. ?Bere il sangue della tua compagna??

Mi rendo conto che sta cercando di proteggere le sue emozioni, perché è convinto che sia necessario per sopravvivere a quello che potrebbero chiedergli di fare di nuovo stanotte, ma so anche che dovrà essere in forze per la battaglia imminente. Non gli permetterò di rischiare la vita perché è troppo testardo per nutrirsi.

?Hai bisogno di alimentarti, Hudson?, insisto.

?So io di cos’ho bisogno?, risponde con asprezza. ?E non sei tu.?

Le sue parole sono come un fiammifero su una tanica di benzina e io esplodo. Sono così arrabbiata che attraverso la stanza in un lampo per affrontarlo. ?Cosa intendi dire esattamente?? domando. ?Non hai bisogno di me??