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Court (Crave, #4)(172)

Author:Tracy Wolff

?Come potrei non perderti?? ribatte. ?Guardami. Guarda cosa sono. Guarda cos’ho fatto.?

?Ti sto guardando. E capisco che ti senti…?

?No. Tu non puoi dirmi cosa sento?, mi interrompe. Adesso la sua voce è gelida e calma. ?Come mi sento.? Respira affannosamente. ?Tu non hai idea del dolore che provo. Non puoi basarti sulla morte dei tuoi genitori per pensare di capire anche solo un briciolo di quello che provo. Moltiplicalo per cinquemila e non ci arriverai neppure vicino.?

?Solo perché il mio dolore non nasce dal peggiore orrore immaginabile non significa che io soffra meno di te?, ribatto con asprezza. ?Questa non è una gara a chi soffre di più.?

?Sai qual è il tuo problema, Grace?? dice con tono rabbioso. ?Tu credi che io sia un uccellino che puoi curare per farlo tornare a volare, vero? Sei convinta che basti abbracciarmi e cullarmi e amarmi per rimettere insieme i cocci. Ma se fossi spezzato in modo irreparabile? Ci hai mai pensato? Perché, alla fine, si porteranno via talmente tanti pezzi della mia anima che non rimarrà niente da aggiustare.?

Le sue parole mi colpiscono come un pugno nello stomaco, però non lo do a vedere. Non posso. Invece, mi costringo ad abbattere un altro mattone del suo muro. ?Sono stronzate.?

Lui barcolla come se l’avessi spintonato. ?Cos’hai detto??

Mi avvicino a lui e sottolineo ogni parola dandogli un colpetto con il dito sul torace. ?Ho detto che sono stronzate.? Sostengo il suo sguardo. ?Io non smetterò mai di amarti, anche se sarai ridotto in mille pezzi.?

?Come puoi saperlo?? ribatte.

?Perché?, gli dico avvicinandomi di nuovo, ?tu dimentichi che io posso vedere il filo del nostro legame. La mia anima?, batto un dito sul mio petto e poi sul suo, ?è unita alla tua. E il nostro legame è forte come lo è sempre stato, Hudson.?

?Non puoi saperlo. Non puoi saperlo.? Scuote la testa e c’è una disperazione tale nei suoi occhi che mi si spezza il cuore. Vuole crederci, ma gli fa troppo male. Lo capisco benissimo, però ho fiducia in lui e ho fiducia in noi. è giunto il momento che si fidi anche lui.

?Vorrei che potessi vederlo?, sussurro. ?è blu, il più bel blu che ci sia, profondo e scuro quanto i tuoi occhi. E luccica, Hudson. Splende di salute, di potere, della forza di tutto ciò che siamo e che possiamo essere. Devi solo credere nel nostro legame. Devi solo credere in me.?

Ed eccolo, il primo mattone che cade. Glielo leggo negli occhi.

Stringo il filo del nostro legame per dimostrargli che ho ragione, che non solo è lì, ma è più forte che mai. ?E, sì, io so cosa stai provando. E non è la paura di perdere la tua anima.?

Un altro mattone crolla a terra.

?è il senso di colpa.? Allungo la mano e gli tocco la guancia. ?Tu doni loro un pezzo della tua anima per non sentirti in colpa di averli uccisi.?

Altri due mattoni cadono.

?Tu vuoi essere distrutto perché sei convinto di meritarlo.?

Un altro mattone viene abbattuto.

?Perché tu hai l’anima più gentile e più piena di amore che abbia mai visto.? Gli tocco l’altra guancia. ?E se così non fosse, non ti tortureresti per la morte di quelle persone.?

Un intero pezzo di muro crolla a terra con un tonfo fragoroso.

?Però devi darti un po’ di pace, Hudson. Questa è una guerra e ci saranno sempre delle vittime.? Sostengo il suo sguardo inquieto e sento le lacrime bruciarmi gli occhi. ?Altrimenti anche noi finiremo per soccombere.?

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A QUALCUNO PIACE CALDO… MOLTO CALDO

?NO?, sussurra Hudson. ?Non farmi questo.?

?Io non sto facendo altro che amarti?, rispondo. E questa volta, quando lo stringo a me, non indietreggia.

Ma non ricambia il mio abbraccio. è troppo ferito, troppo spezzato.

?Ti amo, Hudson?, mormoro, baciandolo delicatamente sul palmo della mano, sulle dita, sul dorso.

Lui emette un altro gemito che mi strazia il cuore. Così, per alleviare il dolore di entrambi, mi metto in punta di piedi e gli do un bacio sulla bocca. Con delicatezza. Con dolcezza. Come se fossimo due persone normali che vivono una vita normale e hanno tutto il tempo del mondo.

Impiega qualche istante, però, alla fine, inizia a muovere le labbra sulle mie. Mi sento travolgere da un’ondata di calore, ma non è quello che provo di solito. Non è quel calore bruciante che mi infiamma il sangue e la mente.

No, questo è più delicato, più gentile, ed è piacevole dopo tutto quello che abbiamo appena passato. Avvolge i cocci rotti che ho dentro e leviga i bordi frastagliati.

?Grace.? Pronuncia il mio nome in un sussurro, quasi fosse una preghiera e, finalmente, dopo un attimo, cede e mi abbraccia.