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Court (Crave, #4)(207)

Author:Tracy Wolff

Con questo pensiero in testa mi avvio alla porta della casa di panpepato della Megera. Il vento stasera è forte e solleva le onde dell’oceano intorno all’isola. Credo che non sia un brutto segno, oppure sì? In effetti, non sono poi così sicura che finisca tutto bene, considerato quello che è successo finora.

In ogni caso, ho i minuti contati e non posso sprecarne neppure uno. Ed è per questo che faccio un respiro profondo e prego che vada tutto per il meglio… o, almeno, non per il peggio.

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C’è ORDINE NEL MIO CAOS

CI mettono qualche istante ad aprire la porta e quando sento il clic della serratura, sono già pronta a rimbambire di parole gli inquietanti domestici della Megera. Ma o lei ha capito che stava succedendo qualcosa di grosso, o è il giorno libero della servitù, perché quando l’uscio si apre, è lei in persona ad accogliermi sulla soglia.

Indossa un lungo vestito fluente, proprio come la volta precedente. E, proprio come la volta precedente, ricorda la Madre Terra. Oggi ha i capelli castani, in realtà di qualsiasi sfumatura immaginabile, raccolti in uno chignon molto simile a quello che porta sempre Isadora.

?Grace.? Sembra sorpresa, ma anche curiosa. ?Non mi aspettavo di rivederti così presto.?

?Lo so.? Vorrei darle la notizia con calma, però non ho tempo. Izzy può resistere alla tentazione di uccidere qualcuno solo per un minuto, massimo due. E inoltre ci sono molti altri posti dove dovremmo essere in questo momento.

E così lo dico e basta… In fondo non c’è modo di indorare la pillola. ?Siamo qui per ripagare il favore di Rowena, finalmente. Ma sappi che hai a disposizione solo qualche minuto con lei… Non la costringeremo a restare qui più a lungo.?

Per un istante, l’espressione della Megera non cambia: leggermente perplessa, con un pizzico di malizia nello sguardo. Però quando alla fine si volta e vede zia Rowena e Izzy, comprende il significato delle mie parole e il suo viso sembra una maschera che cade a pezzi.

Prima arriva l’incredulità, seguita dallo shock, e poi da qualcosa che assomiglia molto alla gioia e al dolore e al sollievo, tutti mescolati insieme. Quindi giungono le lacrime, che le solcano il volto mentre avanza esitante verso la figlia.

Quando raggiunge Izzy, sta ancora piangendo. Solleva la mano per toccarle la guancia, ma, un istante prima che la sfiori, Isadora ricomincia a dare i numeri.

Indietreggia e sta già allungando le mani per impugnare i suoi coltelli. ?Ora basta! Avete trenta secondi per portarmi via da questo posto.? Dato che nessuno risponde, si gira verso di me di scatto. ?Dico sul serio, Grace. Voglio tornare a Londra. Subito.?

Ha già le dita sull’elsa di un pugnale. Con il cuore in gola, istintivamente mi protendo verso i miei fili verde e color platino. Mi trovo fra la dea dell’ordine e la sua malvagia figlia perduta… e l’unica cosa a cui riesco a pensare è che sono la mia famiglia. La famiglia che non sapevo di avere. La Megera è mia zia, anche se mia nonna dice che di lei non ci si può fidare. Izzy è mia cugina e tutti dicono che di lei non ci si può fidare. Vorrei soltanto che adesso ci dessimo una calmata e che Izzy evitasse di lanciare coltelli il tempo sufficiente per ascoltare.

Però è chiaro che non ha alcuna intenzione di farlo, perché infila di scatto la mano in una tasca nascosta e tira fuori una lama affilata. Mi lascio sfuggire un gemito temendo che possa scagliarla, ma il pugnale si trasforma improvvisamente in una margherita. Lei ringhia per la frustrazione e ne prende un altro, ma questo si muta in una rosa color rosa pallido.

Stavolta Izzy lancia un grido che mi gela il sangue e mi spinge ancora più vicina ai miei fili verde e color platino. ?Rifallo?, urla a Remy, ?e ti uccido.?

Però ora non deve neppure allungare la mano verso un pugnale, perché si trasformano tutti in fiori. Dalie, peonie, gigli, rose, margherite si riversano tutti fuori dai suoi abiti per spargersi intorno a lei sotto l’occhio attento di Remy. Il suo caratteristico sorriso è svanito, lasciando il posto a un’intensità nello sguardo che è impossibile non notare.

?Portami a casa?, dice Izzy tra i denti. ?Portami a casa o giuro che…?

E posso solo immaginare quanto debba sentirsi spaventata, con il turbinio di emozioni e domande che le frulla nella testa.

Mi mordo il labbro e penso alla prossima mossa. Abbiamo fatto ciò che ci siamo prefissati: abbiamo onorato il contratto di zia Rowena. Adesso possiamo andarcene, esaudire il desiderio di Izzy e condurla il più lontano possibile da qui. Ma è davvero quello che vuole? Quello di cui ha bisogno? Gli altri non conoscono ancora la sua storia, però io sì e non posso far finta di nulla e non aiutarla. Sì, sarà pure la malvagia assassina che Cyrus voleva diventasse, ma io spero che, come Hudson, abbia solo bisogno di avere qualcuno al fianco disposto a sostenerla e a combattere per lei. E che lei desideri una vita diversa.