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Court (Crave, #4)(222)

Author:Tracy Wolff

?Che cazzo?? ringhia chinandosi per strapparsi via la freccia, però in quel momento diversi altri blocchi ci piovono in testa.

?Dobbiamo trovare un riparo?, gli dico. ?O moriremo prima di capire che cosa fare.?

All’improvviso comincio a tossire, sforzandomi di respirare nonostante il gas che uno dei mattoni appena atterrati sta rilasciando. Non dev’essere veleno, però, perché io e Jaxon siamo ancora vivi e in grado di muoverci, ma la sensazione è comunque terribile.

Mi sento i polmoni in fiamme.

Alzo lo sguardo verso l’alto, e gemo disperata quando mi rendo conto di quanti altri mattoni stanno cadendo verso la nostra sezione dell’arena.

Schivo un altro cubo che ci sta venendo dritto addosso, però mi dimentico delle frecce e finisco per beccarmene una nella coscia.

?Dobbiamo fare qualcosa?, insisto, ansimando per il dolore mentre me la strappo dalla gamba. ?Altrimenti moriremo.?

Lui allontana con la mano un mattone che stava per colpirmi in testa, a dimostrazione che ho ragione.

?Aspetta qui?, mi dice. ?Mi dissolvo dall’altra parte e vedo se riesco…?

?Non aspetto proprio niente?, ribatto allontanando altri due blocchi che stavano per centrarlo… e, come ricompensa, me ne becco uno io sulla tempia.

’Fanculo. ’Fanculo a tutto.

Cerco il filo color platino dentro di me. Un istante dopo divento un gargoyle e mi sollevo in volo per avere una visione migliore del terreno e anche del soffitto da cui stanno piovendo questi affari.

Per poco non mi prende un colpo quando realizzo che ne sono caduti talmente tanti che stanno cominciando a impilarsi l’uno sull’altro, tipo Tetris. E se non troviamo il modo di fermarli, finiremo sepolti dai mattoni.

Anche Jaxon deve essere giunto alla stessa conclusione, perché sta usando la telecinesi per spostare i blocchi verso un lato della stanza quasi con la stessa velocità con cui stanno cadendo. Ma, in questo modo, rimane più esposto alle frecce e al gas caustico che alcuni mattoni continuano a rilasciare.

?Dobbiamo inventarci qualcosa?, insisto mentre gli atterro accanto. ?O finiremo sepolti. E se…?

?è quello che sto cercando di fare?, mi interrompe. ?Li sto impilando…?

Si blocca appena sente provenire un urlo agghiacciante dall’altra parte della parete. ?Che sta succedendo di là?? chiede.

?Il muro è troppo vicino al soffitto?, rispondo. ?Non si vede niente. Ma qualunque cosa sia, è peggio di…?

Mi interrompo quando un altro mattone mi finisce contro la spalla tanto forte da farmi vedere le stelle anche se sono in forma di gargoyle.

?Maledizione!? esclama Jaxon e questa volta, quando alza lo sguardo, usa la telecinesi per fermare tutti i blocchi a mezz’aria.

Apparentemente sembra un ottimo piano, perché non ci stanno più cadendo addosso, ma causa anche un altro grosso problema. I mattoni ora si stanno schiantando l’uno contro l’altro e sulle pareti di pietra, cominciando a impilarsi sopra di noi. E, a ogni fila che si crea, i blocchi arrivano sempre più vicini alle nostre teste.

Mi sono sbagliata: non saremo schiacciati contro il soffitto, ma contro il pavimento!

Se ne rende conto anche Jaxon, che alza le braccia per fermarli più lontano da noi.

?Aspetta?, gli dico. ?Abbiamo qualche minuto prima che la situazione diventi davvero grave. Dobbiamo capire cosa fare con questi blocchi.?

?Senza offesa, ma la situazione secondo me è già grave?, risponde lui abbassandosi appena in tempo per schivare una freccia nella guancia.

?Sì?, convengo, indietreggiando per evitare il gas disgustoso rilasciato da uno dei mattoni lunghi e piatti sospesi appena sopra di noi. ?Ma dev’esserci qualcosa che possiamo fare, un modo per risolvere questo puzzle.?

?Puzzle?, ripete Jaxon, sbalordito. ?Pensi che si tratti di questo??

?Be’, sì. Cos’altro credi che potrebbe… Ahi!? Non mi scanso in tempo per evitare una freccia nella spalla che, con mio grande stupore, riesce a penetrare persino nella pietra.

Jaxon, nel frattempo, deve aver urtato uno dei mattoni che danno la scossa, perché fa un balzo mormorando una sfilza di imprecazioni. ?Non lo so, ma sarà il caso di capirlo in fretta. O non ce la faremo.?

All’improvviso, dall’altro lato del muro risuona una serie di tonfi, seguita da uno scricchiolio sinistro che mi raggela il sangue.

?E neppure loro?, aggiunge con tono cupo.

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HAI MAI FATTO UN PUZZLE?

SO che ha ragione, come so che i due lati dell’arena sono collegati – anche se non ho ancora capito in che modo –, perciò mi alzo di nuovo in volo. Mi ripeto in continuazione di non farmi prendere dal panico mentre serpeggio attraverso i piccoli varchi tra i blocchi e man mano mi rendo conto di quanto sia grave la nostra situazione.