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Court (Crave, #4)(226)

Author:Tracy Wolff

?’Fanculo?, sbotta Flint allontanandosi di qualche metro e trasformandosi in drago. ?State lontani?, ci avverte. Quindi illumina la zona, sputando fuoco in aria.

è tutto di pietra qui dentro, perciò non c’è il rischio che possa scoppiare un incendio, e le sue fiamme fanno abbastanza luce per mostrarci che non ci sono serpenti in giro. Grazie al cielo!

Tuttavia, mentre sputa dell’altro fuoco, mi rendo conto che in realtà serve a ben poco, perché non vedo niente intorno ai nostri piedi, ma continuo a sentirlo.

Cerco di convincermi che è solo frutto della mia immaginazione, ma so che non è così, dato che Macy ha provato la mia stessa sensazione.

?Che sta succedendo?? chiede Byron, anche lui sempre più nervoso.

?Non ne ho la più pallida idea?, risponde Mekhi, facendo un balzo in aria. ?Cos’era quello??

Decisamente non era la mia immaginazione. Per la miseria!

?Ho trovato le candele?, esulta Macy. Fa un ampio gesto della mano e sussurra un incantesimo per accenderle tutte. Quindi inizia a distribuirle. ?Ne ho portate parecchie, perciò se qualcuno ne vuole un’altra lo dica pure.?

?Per fortuna?, mormoro grata stringendo le dita intorno a una delle lunghe candele bianche. Ovviamente so che una candela non può proteggermi da quello che c’è qui dentro, ma se riuscirò a vederlo, potrò difendermi da sola. E così anche i miei amici.

Vorrei chiedere un’altra candela, però mi serve avere una mano libera per combattere, quindi ne faccio a meno e comincio a cercare insieme agli altri Dio solo sa cosa.

?Probabilmente dovremmo distribuire le candele in giro?, suggerisce Jaxon. ?Così potremo vedere l’intera arena.?

Mi sembra una buona idea, perciò mi chino e faccio sgocciolare la cera sulla pietra finché ce n’è a sufficienza per mantenere la candela in piedi. Mi dispiace metterla a terra, ma almeno così tutto lo spazio sarà illuminato, tanto più che Macy sta aggiungendo altre candele.

Appena mi sposto di qualche passo verso il centro della nostra porzione di arena, mi rendo conto che non è più vuoto: c’è una statua adesso.

?Cos’è quella?? domando agli altri mentre mi avvicino lentamente per guardare meglio. E di nuovo qualcosa mi sfiora la gamba.

Faccio un balzo indietro soffocando un grido.

?Tutto bene?? mi chiede Hudson qualche metro più in là.

?Sì, tutto a posto?, rispondo ripromettendomi di non urlare più, neppure se un serpente paranormale dovesse strisciarmi lungo la gamba.

Sono quasi arrivata alla statua ora: raffigura una specie di angelo, con grandi ali e una piuma in mano, seduto su una pila di rocce. Nelle rocce ci sono incisioni di persone più o meno svestite: alcune ci stanno sdraiate sopra, altre cercano di scalarle e altre ancora vi stanno aggrappate per non cadere. C’è dell’acqua che sgocciola tra le pietre, formando una pozza intorno alla statua.

è un’immagine strana, piena di un simbolismo che non sono certa di riuscire a decifrare, ma ugualmente affascinante. Senza rendermene conto, mi scopro ad avvicinarmi ancora di più per guardarla meglio.

Però più mi accosto, più ne vengo attratta. La Corona sul mio palmo inizia a bruciare e le dita mi prudono dalla voglia di toccare le rocce, di sentire l’acqua scivolarmi sulla pelle, di accarezzare la fredda pietra dell’angelo.

è strano, ma ne sono come ipnotizzata e anche se qualcosa dentro di me mi dice di combattere questo impulso, non posso evitare di andare verso la statua. Devo raggiungerla. Devo…

?Grace, ferma!? mi intima la voce di Hudson, più seria e autoritaria che mai, dall’altra parte dell’arena.

Io inciampo leggermente e faccio per rispondergli. Però la statua è proprio di fronte a me ora. Bellissima. Seducente. Mi avvicino, con le braccia tese. Ci sono quasi… Un po’ più avanti…

Mi immergo nell’acqua della pozza, alzando la mano sempre più in alto nell’inutile tentativo di raggiungere l’angelo. Ed è allora che Hudson si dissolve verso di me investendomi con una forza tale da togliermi il fiato. Finiamo tutti e due a diversi metri di distanza e, data la velocità, scivoliamo sulla pietra e ci fermiamo solo quando sbattiamo contro la parete.

Hudson balza in piedi e cerca di aiutarmi a tirarmi su, ma io sono senza fiato.

?Grace, mi dispiace. Mi dispiace tanto, però non puoi avvicinarti a quella cosa.? Fa per alzarmi, ma io gli poso una mano sul petto e lo spingo via. Non riesco a respirare e non ho nessuna intenzione di muovermi.