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Court (Crave, #4)(27)

Author:Tracy Wolff

?Tu li hai preceduti?? ripete Eden, scettica.

?Sono veloce. E so il fatto mio.? Dawud prende qualcosa da un tavolo e lo esamina, poi se lo infila in tasca. ?E dovreste sbrigarvi anche voi, a meno che non vogliate morire tutti quanti, o essere catturati. Saranno qui a momenti. Direi tra cinque minuti, dieci se siete fortunati.?

A sentire lui, essere catturati sembra l’eventualità peggiore e, francamente, non stento a crederlo. L’idea di essere alla mercé di Cyrus – che Hudson e Jaxon siano alla sua mercé – mi fa balzare il cuore in gola.

?E perché dovremmo fidarci di questo ragazzo se il suo alfa è in combutta con Cyrus?? chiede Flint. ?Magari lui è qui soltanto per fare da esca.?

?Ti pregherei di non definirmi al maschile. Non mi riconosco in nessun genere?, precisa Dawud. ?E il vampiro, prima, ha già ammesso che loro avrebbero dovuto fungere da diversivo. Io sono qui per la ragione più ovvia di tutte: ho bisogno di voi.?

Ho qualche difficoltà a credere a quanto dice. ?Bisogno di noi per cosa?? domando, e intanto penso se sia il caso di stringere il mio filo color platino. Ogni mio nervo è in allerta e, se devo combattere, voglio avere la forma di gargoyle.

?Mio fratello minore si chiama Amir. è una matricola qui alla Katmere, ed è stato rapito con gli altri. Devo liberarlo.?

?Conosco Amir!? esclama Macy. ?è un fan dei San Diego Padres, e un giorno ci siamo incontrati e abbiamo cominciato a parlare della sua felpa vintage di Tony Gwynn.? Incurva le spalle. ?Mio padre ne ha una uguale.?

?Sì, è proprio lui.? La gola di Dawud batte convulsa. ?I nostri genitori sono stati uccisi due anni fa e mi occupo di lui da allora. L’ho mandato in questa scuola convint? che fosse il posto più sicuro, e invece… Voi siete la mia unica possibilità di salvarlo, perciò non ho alcuna intenzione di consegnarvi a Cyrus.?

Sembra sincer? e io credo a ogni sua parola. Do un’occhiata intorno e mi rendo conto che è così anche per i miei amici. Che Dio ci aiuti tutti quanti.

?Abbiamo dieci minuti?? chiede Jaxon, e mi sembra quasi di vedere le rotelle girare nel suo cervello.

?Al massimo.?

?E quindi che facciamo?? domanda Eden.

?Tu che cosa credi?? ringhia Byron. ?Ce la filiamo di qui!?

Hudson mi cinge con un braccio. ?Andiamo. Ci dissolviamo fin nella tua stanza e prendiamo quello che ti occorre.?

?Avevo già preparato uno zaino per trasferirmi in camera tua. C’è tutto.?

?Bene, allora anche voi fate i bagagli?, ci ordina Hudson mentre torniamo verso l’atrio. ?Io e Grace staremo di guardia finché non sarete pronti. Però sbrigatevi, d’accordo? Qualcosa mi dice che Cyrus non aspetterà ancora a lungo.?

?Cinque min…? comincia Flint, ma si interrompe a metà della parola quando sente un ringhio riecheggiare dalla scala sopra di noi.

Quel verso mi fa gelare il sangue e alzo gli occhi in tempo per vedere un branco di una cinquantina di lupi – denti scoperti e artigli sfoderati – superare in un balzo le ringhiere nel medesimo istante. E, quel che è peggio, la maggior parte di loro sembra puntare dritto su di me.

Hudson e Jaxon mi si parano davanti contemporaneamente, ma poi dal portone alle nostre spalle arrivano altri ringhi e ci ritroviamo circondati. Non abbiamo modo di affrontarli tutti: sono ovunque.

Un attimo prima sono a dieci metri di distanza, quello dopo sono a un soffio da me. Sono talmente scioccata che mi paralizzo prima di poter stringere il filo color platino.

Mi riprendo subito, tuttavia, prima di potermi trasformare, svaniscono all’improvviso come sono comparsi. Un attimo fa ringhiavano pronti a sbranarmi, quello dopo sono ridotti in polvere.

Mi si stringe lo stomaco perché so che cos’è appena accaduto e, peggio ancora, sono perfettamente consapevole di quanto sia costato.

17

NON TUTTI I CANI VANNO IN PARADISO

HUDSON arretra barcollando. Per non cadere a terra, appoggia una mano alla parete, piegato in due.

?Ehi, ma che cos’è stato?? chiede Liam, che ruota in cerchio come se si aspettasse di veder saltare fuori i lupi da un momento all’altro.

?Non lo so?, risponde Eden voltandosi a guardare Dawud. ?Sei stat? tu…?

?Io non ho fatto niente?, risponde l?i con le mani alzate. ?Non pensavo che sarebbero arrivati così in fretta.?

Hudson si piega ancora di più, come se anche solo restare addossato al muro fosse uno sforzo eccessivo. Appoggia le mani sulle ginocchia e fa un paio di respiri profondi. Quindi, con un tono più abbattuto che mai, ammette: ?Sono stato io?.

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