Home > Books > Court (Crave, #4)(284)

Court (Crave, #4)(284)

Author:Tracy Wolff

Guardo inorridita i miei amici, incatenati ognuno a un pilastro rivestito di metallo. Hanno una cinghia di cuoio intorno alle spalle, un’altra alla vita e una terza intorno alle gambe. Mentre osservo Hudson cercare invano di disintegrarle, mi rendo conto di una cosa orribile.

Il metallo a cui ci hanno legati – probabilmente tutta questa macchina – dev’essere stato realizzato dal Forgiatore. E come i ceppi che aveva creato per la Bestia Invincibile – Alistair – la magia non è in grado di intaccarli. Soltanto un utensile costruito dal Forgiatore in persona potrebbe riuscirci.

Il che non impedisce ai miei amici di provarci. O non hanno ancora capito quello che ho capito io, oppure, come la Bestia Invincibile, sono decisi a sconfiggere la magia.

Macy scaglia un incantesimo dopo l’altro, tutti inutili; Jaxon scuote il terreno intorno nel tentativo di divellere i pilastri, ma senza risultato; Flint si divincola contro i legacci come se la forza bruta potesse servire a liberarlo, e Remy è completamente immobile, il che, ne sono quasi certa, significa che è concentrato per trovare il modo di abbattere i pilastri.

Mekhi e Dawud si dibattono, ma neanche loro fanno progressi.

Mentre li osservo, anch’io mi lambicco il cervello cercando un sistema per aiutarli. Provo a usare la magia della terra, ad afferrare le radici sotterranee e trascinarle in superficie, ma non appena la prima radice affiora e striscia su per la pedana, la guardia che mi tiene bloccata mi ringhia di stare ferma e mi preme di più il coltello contro la gola.

Per un attimo penso di continuare comunque a lottare. Non ho nessuna voglia di morire, certo che no. La macchina ha altri tre pilastri, e non ho dubbi che Cyrus abbia in mente di legarmi a uno di quelli. Se non potrà usarmi per alimentare quest’affare, qualunque cosa sia, magari ci sarà un’altra possibilità di fermarlo.

La guardia comincia a trascinarmi verso un pilastro e io mi metto a opporre resistenza sul serio. Ma a quel punto Hudson urla il mio nome, e quando lo guardo, nei suoi occhi vedo un’implorazione che non posso ignorare. Non farlo, mi dicono. Troveremo un altro modo.

Non posso abbandonarlo di nuovo. Perciò, anche se mi stanno incatenando a un pilastro, smetto di lottare e cerco di riflettere, di ideare un piano che ci tiri fuori da questo pasticcio.

Nel frattempo Cyrus fa quella che forse è la cosa più da Cyrus che abbia mai fatto: si volta verso Delilah e Izzy e urla alle guardie di afferrare anche loro.

Delilah comincia a scalciare e a gridare – ci vogliono tre guardie per tenerla a bada – mentre Izzy si limita a fissare il padre, lasciandosi trascinare via senza battere ciglio.

Cyrus, invece, scuote la testa. ?Non intendevo mettere anche te in questo recinto, figlia, ma la manticora ha lasciato libero un posto. E forse lo avrei occupato con qualcun altro, se tu non avessi deciso di usare la tua abilità con il coltello per tradirmi. Sai come la penso sul tradimento.?

Dà un’occhiata all’orologio, gli occhi che brillano di esultanza. La luna è alle nostre spalle, di fronte a lui, ma dalla sua eccitazione capisco che l’eclissi dev’essere arrivata. Sparge in cerchio un po’ di sabbia nera presa da un sacchetto sulla superficie di pietra dell’altare, quindi il vampiro infila una mano nel taschino, ne estrae la Pietra di dio e la posa al centro. La Pietra si solleva e fluttua a una trentina di centimetri, come se fosse appesa a un filo.

Piena di riverenza e di paura, osservo il fascio perfetto, rosso come il sangue, proiettato dai raggi della luna sull’altare. Simile alle lancette di un orologio, il fascio avanza lentamente fino a raggiungere la Pietra di dio.

Non appena la luce la tocca, la Pietra si risveglia. Brilla di un rosso-arancione intenso e comincia a ruotare sempre più in fretta, finché tutto l’altare è immerso nel suo sinistro bagliore.

Come un despota che riceve l’adorazione suprema dell’universo, Cyrus solleva il viso alla luna e lascia che i suoi raggi lo investano. Alza le mani al cielo, e sento uno sfrigolio nell’aria, dopodiché un lampo di luce improvviso colpisce uno dei pilastri di pietra. Flint lancia un grido, e voltandomi vedo il fulmine colpire la lastra di metallo, che diventa di un bianco incandescente.

Oh, mio Dio, ma come può farlo? Abbiamo un patto!

Osservo inorridita Flint che si contorce in preda agli spasmi. Il fulmine non lo ferisce, gli procura solamente dolore: la sua pelle non sembra ustionata, non si vedono lividi né altri segni. Però lo tortura comunque, accende la magia che gli corre nelle vene e l’attira alla scintillante lastra di metallo.