Home > Books > Court (Crave, #4)(286)

Court (Crave, #4)(286)

Author:Tracy Wolff

Non riesco a trattenere un singhiozzo. Sono i miei amici, la mia famiglia, tutto ciò che ho, e mi hanno seguita in questa impresa.

è un pensiero insopportabile, e all’improvviso sento un ronzio tremendo nelle orecchie, che copre ogni altro rumore intorno. è come se il sangue dal cuore fosse affluito nella testa, per ripetervi in continuazione che abbiamo perso. Abbiamo perso.

Quasi tutte le persone che amo sono appena state private dell’essenza stessa di ciò che sono, soltanto per accontentare l’avidità di un altro.

E io non posso fare niente per evitarlo. Per cambiare le cose. Mi sono impegnata a fondo, ho combattuto in ogni modo possibile, ma non è bastato.

Forse non sarebbe mai bastato comunque. Forse è questa la lezione che devo trarre: a volte si vince, a volte si perde.

Solo che non avevo mai pensato che avremmo perso così tanto.

166

UNA REGINA IN VERDE

CHIUDO gli occhi, non sopportando più di osservare Cyrus che gongola mentre si volta verso la folla dei suoi seguaci e del suo esercito e solleva le mani gigantesche per accogliere le loro acclamazioni.

Non posso guardare.

Mi ha portato via tutto.

Lo capisco già: il mio filo di gargoyle è sbiadito. Il legame tra compagni non luccica più.

La mia magia è svanita.

E mi fa male, sì – mio Dio, non avevo idea di quanto – però l’idea che i miei amici che mi hanno seguita in questa battaglia provino la stessa cosa mi lascia completamente senza fiato. Non riesco neppure a guardarli. Non sono in grado di assimilare anche questo dolore. Non ancora. E forse non lo sarò mai.

Perciò me ne sto qui accasciata, sospesa alle cinghie che mi affondano nella carne, a ricordarmi che sono solamente umana.

Darei qualsiasi cosa per sciogliere quei legacci, per poter sgusciare via e andare a leccarmi le ferite con i miei amici.

Ma se ho ragione, se questi vincoli sono stati creati dal Forgiatore, non serve a nulla cercare di aprirli. Come nell’Etereo, è inutile tentare di ribellarsi. Quel posto si prende ciò che vuole della tua anima, e tu non puoi farci niente.

Solo che… a me non è successo.

Io non ho mai sperimentato quegli incubi orrendi che tormentavano Jaxon, Flint e Calder. In me c’era qualcosa di diverso.

Il mio filo di semidea.

Quel minuscolo pezzettino di me che ho ereditato da mia madre. E che lei ha ereditato dalla sua. Un potere antico trasmesso di generazione in generazione, che non può essere trattenuto dalla magia del Forgiatore.

Mi agito, tendendo i legacci.

Forse ho ancora una possibilità.

Guardo a fondo dentro di me, quasi timorosa di quel che potrò trovare, ed eccolo lì. Ancora di un bel verde brillante. Aspetta solo che io abbia il coraggio di stringerlo e liberarlo.

Perciò, posso restarmene qui e lasciare che Cyrus porti via tutto non solo a me, ma anche a coloro che amo. Oppure posso stringere il mio filo verde e riprendermi quello che ci ha rubato.

E alla fine è una decisione più facile di quanto immaginassi. Perché non intendo nel modo più assoluto permettergli di fare del male alla mia famiglia. E men che meno a me. Non più.

è questo pensiero che mi dà il coraggio di stringere il filo verde sepolto dentro di me.

Una scarica di elettricità mi corre nella mano e mi infiamma le terminazioni nervose del braccio. Il potere racchiuso nel filo è una cosa viva e selvaggia che mi fa tremare il pugno, ma non lo lascio andare. Non posso farlo. Mi sibila nel sangue, mi brucia tutto l’ossigeno nelle vene, tanto che sento cedere le gambe.

Mi torna in mente che zia Rowena mi aveva avvisato che questa parte di me, la mia magia antica, sarebbe stata furiosa per essere rimasta rinchiusa tanto a lungo, e quando il filo schiocca come una frusta nella mia mano, mi viene da dire che ?furiosa? è un eufemismo.

Prima d’ora ho stretto il filo due volte, al faro e nella grotta della Dissanguatrice, e in entrambi i casi l’ho fatto con uno scopo preciso. Cercavo di usare quel potere. Di far affluire magia nei miei fili di gargoyle. Di controllarla.

Ma adesso non voglio più tenere rinchiusa quella parte di me. Sono stanca di avere paura di chi sono realmente. So chi sono, e non mi importa di diventare fin troppo potente, non mi importa se qualcun altro potrà temere questo potere, io non lo farò. Fa parte di me, e io sono straordinaria. In tutto.

Perciò stringo ancora di più. Non per controllare quella parte di me, ma per farle sapere che ci sono, e che sono pronta ad accettarla. E quando stringo il filo, giuro che la sento crescere.