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Court (Crave, #4)(290)

Author:Tracy Wolff

Sussulto e cerco di capire che cosa stia succedendo, ma nel giro di qualche secondo il calore si è trasformato in un bruciore intenso, talmente potente che temo mi arderà viva prima di dissiparsi.

?Oh, mio Dio, Grace?, ansima Izzy, gli occhi sgranati a fissare qualcosa alle mie spalle.

Mi volto a guardare, e a quel punto sono io a rimanere senza fiato per la sorpresa. ?Ma com’è possibile?? sussurro, con il sangue che mi ruggisce nelle orecchie.

?La semidea e il gargoyle si sono fusi insieme?, spiega lei.

So che ha ragione. L’ho dedotto dai fili, lo sento dentro di me. Le due diversissime parti che mi costituiscono finalmente si sono riunite.

Però mai, neppure nei miei sogni più arditi, avrei pensato che, intrecciandosi, i miei due fili avrebbero trovato il modo di restituirmi qualcosa che significa così tanto per me. Non so come, ma ci sono riusciti. Perché dalla mia spalla sinistra spunta una splendida, perfetta, scintillante ala verde.

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A MODO MIO

PER un attimo non riesco a fare altro che fissare scioccata la mia ala nuova.

Poi però mi trasformo, divento completamente gargoyle, solo per vedere che cosa succede. Solo per vedere se l’ala è vera.

E lo è, o perlomeno, non è scomparsa. Però sembra diversa dall’altra, sia come aspetto sia come sensazione. No, quest’ala non è un semplice rimpiazzo di quella perduta. è una cosa completamente nuova, e a me sta bene.

Per provare a me stessa che non sto sognando nel bel mezzo di un campo di battaglia da incubo, mi alzo in volo. Una parte di me si aspetta di ripiombare pesantemente a terra, perciò trattengo il fiato ansiosa. E deve pensarla così anche Hudson, perché si dissolve subito sotto di me, per potermi prendere se dovessi cadere.

Però non cado. Volo. E niente mi è mai sembrato tanto bello.

Faccio una rapida piroetta in aria e, in effetti, l’ala è diversa dall’altra e non funziona neppure allo stesso modo. Però non sono più inchiodata al suolo e per me è già più che sufficiente.

Mi tuffo nuovamente verso il basso e mi capovolgo all’ultimo momento per atterrare accanto a Hudson, che ha un sorriso a trentadue denti. Non mi so trattenere e sorrido anch’io.

Cyrus, invece, non sembra per niente entusiasta di questo sviluppo. Comincia a dare i numeri, a incitare le sue truppe ad attaccarmi. Ovviamente, senza la magia divina, ha ripreso le dimensioni normali, ma ricordo a me stessa che era un nemico formidabile anche prima di diventare un dio. E adesso è furioso.

In ogni caso, aggredirmi sarebbe un rischio, considerato che adesso ho tutti gli amici schierati al mio fianco, proprio accanto a lui. Il suo esercito infatti sembra confuso. Ma quando Cyrus si dissolve e si avventa su Hudson cercando di morderlo, decido che è ora di farla finita. Slancio un braccio in fuori, usando un bel po’ del mio potere per richiamare di nuovo il fulmine. E questa volta, non il fulmine soltanto: evoco il caos di una tempesta.

Arrivano nuvoloni enormi, insieme a un gigantesco muro di vento che si frappone tra Cyrus e il mio compagno.

Cyrus ci si butta dentro a capofitto e viene ricacciato indietro di diversi passi. Riprova, mettendoci ogni briciola della sua forza di vampiro, ma non basta a sconfiggere una semidea incazzata. Neanche lontanamente.

Per essere sicura di non dovermi preoccupare di lui per un po’, ruoto la mano per aria e il vento si trasforma in un ciclone, che gli vortica intorno a una velocità tale da rendergli impossibile la fuga. E poi, con un guizzo del dito, indirizzo il vento sotto la sua armatura. Basta che muova la mano perché gli si stacchi dal corpo.

Adesso che non ha più nulla che lo protegga dal dono del mio compagno, né da quelli dei miei amici, arresto la tempesta.

?Prova a muoverti e ti sbriciolo le ossa un’altra volta?, ringhia Hudson. ?è stato divertente, vero, brutto stronzo??

Cyrus si immobilizza, ma urla comunque alle sue truppe: ?Prendeteli!?

E adesso sembrano disposte a dargli ascolto. La Guardia dei vampiri comincia ad avanzare verso Hudson, Izzy e me, però i nostri amici si uniscono alla festa, e all’improvviso siamo in dieci a fronteggiarli. E per la prima volta penso che abbiamo ottime probabilità di batterli. Almeno finché non mi ricordo che ne abbiamo appena passate parecchie. E a giudicare dalla camminata incerta di Mekhi, non si sono ancora ripresi del tutto.

Cerco dentro di me il bel filo giallo di Mekhi e gli invio una scarica risanatrice. Capisco che l’ha avvertita perché si volta verso di me e mi scocca un mezzo sorriso, ma, non appena smetto di trasmettergli energia, riprende a sbandare.