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Court (Crave, #4)(32)

Author:Tracy Wolff

Quando finalmente il portale mi sputa sopra un freddo e duro pavimento di marmo bianco, mi capovolgo e atterro di faccia.

Giuro che non mi lamenterò mai più dei miei atterraggi di sedere, perché toccare terra di faccia e dare una panciata tremenda non è per niente divertente.

Mi ci vuole qualche secondo per riprendere fiato, poi mi giro con un gemito e mi ritrovo a fissare un soffitto bianco intarsiato con fiori selvatici e complicati svolazzi.

Ho soltanto un paio di secondi per chiedermi dove diavolo sono finita, perché Eden atterra al mio fianco, ovviamente in piedi. Soffoco un ringhio.

E decido di non fidarmi mai più di un drago dal brutto carattere e un ottimo senso dell’equilibrio.

?Perché diavolo l’hai fatto?? le chiedo rifiutando la mano che mi offre per aiutarmi ad alzarmi. ?Non avevi alcun diritto…?

?Ne avevo tutti i diritti, invece?, ribatte. ?Non saresti entrata nel portale, e dovevi farlo.?

?Hudson e Jaxon…?

?Hudson e Jaxon sono due dei vampiri più potenti del mondo. Possono farcela, se non devono perdere tempo a preoccuparsi per te.? Poi si scosta mentre dal portale esce Mekhi. ?Se ti ho portato via di là, è stato per aiutarli a fare quello che devono.?

?Ha ragione?, conferma Mekhi, offrendomi anche lui una mano.

Quando l’accetto, vedo Eden sollevare gli occhi al cielo. Mentre mi alzo in piedi, gli altri escono man mano dal portale.

?Possono farcela, Grace?, continua Mekhi. ?Dobbiamo solo…?

Si interrompe perché nella stanza rimbomba il rumore di muri che crollano. Ci giriamo di scatto, appena in tempo per vedere Macy uscire in volo dal portale. Atterra sulle ginocchia, ma si rialza in un attimo, con le braccia in alto.

Ha gli occhi spiritati e la faccia sporca di terra, ma non distoglie neppure per un istante l’attenzione dal portale, che sta diventando sempre più grande.

Di solito lei è l’ultima a uscire e subito dopo il portale si chiude, ma questa volta no. Questa volta usa ogni briciolo di potere per tenerlo aperto da questo lato, cosa che non sapevo nemmeno fosse possibile.

E, a giudicare dall’espressione sulle facce degli altri, non lo sapevano neppure loro. Ma se c’è una cosa che ho imparato negli ultimi mesi è che la mia frizzante e sempre allegra cuginetta ha dentro di sé una magia immensa. Sono davvero convinta che possa fare tutto quello che si prefigge, compreso questo.

Ti prego, Dio, fa’ che ci riesca.

?Porca vacca?, sussurra Dawud, e posso capire la sua meraviglia, sul serio.

Non avevo mai visto il retro di un portale aperto: in questo momento, al di là degli sfavillanti colori dell’iride riesco ancora a vedere il prato che si stende tra l’atelier e la Katmere. Solo che nei pochi secondi che abbiamo impiegato ad arrivare qui attraverso il passaggio, è cambiato tutto.

I muri e la torre sul lato ovest sono spariti, ridotti a un cumulo di macerie e polvere, e devo portarmi una mano alla bocca per soffocare il grido che ho sulla punta della lingua. Perché anche il resto della scuola è lì lì per crollare, a giudicare dal lacerante gemito di pietra e legno e di tutto ciò che era diventato la mia casa.

Alla vista del crollo e dei muri ridotti in pezzi mi sento felice e terrorizzata allo stesso tempo. Sono felice perché significa che Jaxon e Hudson sono ancora vivi. E terrorizzata perché comincio a chiedermi: e se non riuscissero a uscire di lì in tempo? E se finissero intrappolati sotto le macerie della Katmere e morissero insieme a tutti gli altri?

?Non posso resistere ancora per molto…? Macy si interrompe con un gridolino, la faccia contratta dal dolore per la fatica di tenere il portale aperto.

Ti prego, ti prego, ti prego, ripeto come un mantra nella mia mente mentre prendo posizione accanto a lei e le metto una mano sulla spalla. Una preghiera all’universo perché salvi Hudson e Jaxon a dispetto delle probabilità. Non possiedo la magia di mia cugina, ma posso incanalare l’energia. L’ho già fatto prima, con lei e con Remy.

Allungo un braccio davanti a me e chiudo gli occhi. Traggo un respiro profondo e mi apro al potere che mi circonda. La terra, gli alberi, la pietra. Ne attingo, ma non abbastanza. ?Mi serve altro potere!? urlo.

Una mano mi si posa sulla spalla: è Flint, che mi offre il suo. Capisco subito e lo ringrazio con un sorriso, poi afferro il suo filo e incanalo nel portale la magia. Dopo di lui si fanno avanti l’Ordine e Eden: sento tantissime mani sulle braccia e le spalle. Tantissimi fili di colore diverso da districare, tantissime paure, speranze e abilità diverse tra cui giostrarmi e così poco tempo per farlo.

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