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Court (Crave, #4)(38)

Author:Tracy Wolff

?Trattateli con il rispetto loro dovuto?, ci avverte sistemandosi la mantellina. ?O vi farò rimpiangere di essere nati.?

E poi, senza lasciarci il tempo di riflettere sulle sue parole, fa un passo avanti e i massicci battenti d’oro si aprono. ?Benvenuti nel salone delle feste della Corte delle streghe?, annuncia a denti stretti.

23

TUTTA APPARENZA NIENTE SOSTANZA

PASSANO diversi secondi prima che la porta si apra completamente e nell’attesa do una bella occhiata al salone delle feste. E permettetemi di dire che ?salone delle feste? è il nome perfetto per questa stanza. Ma andrebbe bene anche ?salone del trono? oppure ?pretenzioso sfoggio di ricchezza?.

Sono stupita, perché, conoscendo Macy e zio Finn, non mi sarei mai aspettata che la Corte delle streghe fosse così. La Corte dei vampiri? Oh, cavolo, sì. Decisamente. Ma le streghe che frequentavano la Katmere erano tipe più alla mano. Meno ossessionate dal bisogno di esibire il proprio potere e i propri soldi.

D’altra parte, questa è una Corte. E, stando a quello che so dei re e delle regine del passato, esibire il proprio potere è esattamente il senso di una Corte.

Però, mentre avanziamo nel salone delle feste, mi rendo conto che il corridoio che mi era parso così sontuoso in realtà è piuttosto semplice in confronto a questa stanza con i suoi affreschi imponenti sul soffitto, i lampadari giganteschi, i dipinti a tutta altezza alle pareti e le finestre immense con tendaggi di seta.

Il pavimento è di marmo venato d’oro e persino i mobili sono esagerati e sovradimensionati. Soprattutto i troni, d’oro zecchino con inserti di pietre preziose grandi quanto il mio pugno e cuscini di raso viola sui sedili e sugli schienali, dal momento che, suppongo, sedersi sull’oro massiccio non dev’essere poi così comodo.

D’altro canto, chiunque desideri un trono d’oro massiccio probabilmente non si cura della scomodità, purché sia imponente.

Sono un po’ sorpresa che il re e la regina non siedano sui troni. Non ho avuto modo di conoscerli quando sono venuti alla Katmere, ma avevano l’aria proprio di tipi capaci di tiranneggiare un’intera stanza di sudditi. Però il salone è pieno di gente che ride, chiacchiera, mangia dal ricco buffet disposto lunga tutta una parete, e nessuno mi sembra particolarmente ossequioso.

Perlomeno finché la porta non si chiude alle nostre spalle, e il tonfo sordo delle serrature che scattano riecheggia nella sala. A quel punto, pare che si voltino tutti contemporaneamente a fissarci, prima ancora che la Guardia ci circondi e ci scorti in fondo alla stanza marciando in una formazione molto complicata.

Un uomo con una raffinata giacca militare abbinata a pantaloni neri si fa avanti e annuncia ai presenti: ?Il re Linden Choi e la regina Imogen Choi?.

Soltanto quando siamo tutti davanti ai troni, il re e la regina emergono dalla folla facendo svolazzare le loro vesti di velluto viola. Il re porta i capelli scuri tagliati corti; il farsetto gli sta un po’ più stretto dell’ultima volta che l’ho visto alla Katmere, il panciotto scuro è teso sotto la cappa viola. La regina torreggia sul suo compagno, i capelli biondo ramato ondeggiano sull’abito color lavanda tempestato di diamanti, che luccica a ogni passo.

Inoltre, entrambi portano la corona, e quando prendono posto sui rispettivi troni – il re a sinistra, la regina a destra – l’intero corpo di guardia si produce in un inchino talmente profondo da arrivare a baciare quasi il pavimento.

Ma quel che mi sorprende di più è vedere che i miei amici fanno lo stesso. Macy, Eden, Dawud, Jaxon, Hudson e i membri dell’Ordine si inchinano tutt? davanti al re e alla regina delle streghe. Un attimo dopo il resto della sala li imita, per cui l’unica persona al momento dritta come un fuso… sono io.

Faccio per chinarmi, ma Jaxon e Hudson mi afferrano un gomito ciascuno, invitandomi a non muovermi. è allora che capisco: ovvio che si inchinino, sono principi a pieno titolo, ma sono comunque di rango inferiore rispetto a un re e a una regina. Non mi sorprende che Hudson e Jaxon non vogliano che io mi inchini. Stringo il pugno, e l’anello che porto al dito mi rammenta che anch’io sono una regina.

Appena ne prendo coscienza il tatuaggio della Corona sulla mano mi prude leggermente e comincio a sentirmi a disagio.

Però rimango in piedi. è meglio affrontare il re e la regina delle streghe alla pari, immagino, piuttosto che come una subalterna qualsiasi venuta a implorare non so che cosa. Aiuto? Informazioni? Protezione, come ha detto prima Macy?

Dato che non ho reso loro omaggio come si conviene, mi squadrano con gli occhi socchiusi e le labbra contratte in un cipiglio infastidito. Non so se siano arrabbiati perché mi sono rifiutata di inchinarmi o perché il nostro gruppo ha avuto la faccia tosta di presentarsi qui all’improvviso. In ogni caso, credo che non sia poi così importante conoscere il motivo, dal momento che il re e la regina delle streghe sembrano davvero disgustati, come se avessero appena succhiato una montagna di limoni superaspri.

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