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Court (Crave, #4)(42)

Author:Tracy Wolff

Solo che non mi trovo esattamente in una strada, mi rendo conto guardandomi intorno. è il crepuscolo, perciò non ci vedo bene come in pieno giorno, ma c’è comunque ancora abbastanza luce per avere un’idea di dove sono.

è evidente che è una zona urbana, perché vedo una piazza e cartelli stradali scritti in una lingua sconosciuta. E poi era mattina quando abbiamo lasciato la Katmere, perciò è ovvio che sono in un Paese straniero dall’altra parte del mondo.

Prendo il cellulare dallo zaino e giro un rapido video della zona, ruotando su me stessa. Poi lo invio ai miei amici sulla chat di gruppo con un messaggio che dice:

Io: Dove sono?

E un altro che dice:

Io: Voi dove siete?

Non mi muovo, decisa a rimanere nello stesso punto in cui ho girato il video, nel caso in cui vengano a cercarmi. E, mentre aspetto, mi guardo intorno, cercando di capire di quale città – o perlomeno nazione – si tratti. Comincio scattando una foto al cartello più vicino, poi la ingrandisco finché non riesco a leggere le parole.

PIAZZA CASTELLO

Oh. Quindi la Corte delle streghe è in Italia. Non è quello che immaginavo. Sinceramente mi sento un po’ stupida, cioè, com’è possibile che abbia condiviso la stanza con Macy per tutti questi mesi senza chiederle dove si trova la Corte delle streghe? E com’è possibile che lei non me ne abbia mai accennato?

Mando un altro messaggio ai miei amici, dicendo dove sono, poi mi guardo bene in giro. Mi trovo in una piazza a forma di rettangolo, con strade di pietra a fondo chiuso che disegnano una specie di perimetro intorno a un grosso spiazzo erboso.

Le vie sono fiancheggiate da splendidi edifici bianchi e dal numero di cartelli stradali intuisco che deve trattarsi di una zona molto trafficata. A quest’ora della sera, però, è completamente deserta. Talmente deserta che non c’è nessun altro oltre a me, e la cosa, devo essere sincera, mi dà un po’ i brividi.

Non mi piace ritrovarmi sola, penso, ma ecco Hudson che arriva in dissolvimento proprio davanti a me e mi stringe.

?Ciao?, mi dice accarezzandomi le braccia. ?Tutto bene??

Gli rivolgo un mezzo sorriso. ?Valentina aveva scordato che la magia non funziona con i gargoyle.? Guardo la piazza ancora vuota alle sue spalle. ?Gli altri dove sono??

?Ci siamo divisi. Io sono arrivato qui per primo.?

Fa spallucce, come se fosse ovvio. E immagino che sia così, perché lui mi trova sempre.

?Gran bella bomba hai sganciato là dentro.? Mi lascia andare con un sorriso. ?Mi sono goduto ogni minuto. Soprattutto quando la regina è quasi saltata giù dal trono pur di allontanarsi dalla Corona.?

Scuoto la testa con una risatina. ?Sì, è stato strano. Certo, non mi aiuta a capire che cosa faccia davvero.?

?Hai ragione, però sappiamo che terrorizza le creature potenti. E probabilmente è per questo che Cyrus ti dà la caccia: vuole la Corona.?

Rabbrividisco e lui mi abbraccia di nuovo. è un gesto naturale, come respirare, quello di fargli scivolare le braccia intorno alla vita e posargli la testa sul petto lasciando che il battito regolare del suo cuore si sincronizzi con il mio. Non so per quanto tempo rimaniamo così, ma sono grata a Hudson perché non mi fa domande, anche se so che deve averne una decina. O un milione. Di cui probabilmente la più importante è: com’è possibile che abbiamo passato insieme praticamente ogni minuto di veglia – e di sonno – eppure io sia riuscita a scoprire per conto mio che il re dei gargoyle è mio nonno, tornando indietro di qualche generazione, che l’esercito dei gargoyle è vivo e, soprattutto, che abbia ricevuto l’anello che sancisce che adesso ne sono il comandante?

Ma lui non mi chiede niente, limitandosi a stringermi, ad ascoltarmi respirare e a rassicurarmi con il suo calore che non sarò mai sola.

Alla fine mi scosto per guardarlo. Lui inarca un sopracciglio e domanda: ?E così la Bestia Invincibile è il re dei gargoyle, eh??

Era ovvio che lo avrebbe capito. Annuisco.

?E tu sei una sua diretta discendente, di qualche generazione dopo.?

è un’affermazione, non una domanda, e io annuisco ancora.

?E ti ha consegnato l’anello perché tu guidi il tuo popolo.?

Annuisco di nuovo e trattengo il fiato in attesa della sua reazione.

Mi sorride, mi sistema qualche ciocca di capelli dietro l’orecchio e dice: ?Be’, ha fatto bene. Lui non è in condizione di guidare nessuno in bagno, figuriamoci in guerra?.

A questo punto non mi trattengo e scoppio a ridere.

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