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Court (Crave, #4)(53)

Author:Tracy Wolff

Qualche secondo dopo siamo in cielo e, anche se non ho fatto in tempo a domandare a Flint che cosa sta succedendo, non ho scordato l’espressione sul suo viso mentre Jaxon si dissolveva: intensa, arrabbiata, spaventata.

Potrei sbagliare, ma qualcosa mi dice che i prossimi giorni saranno più interessanti di quanto immaginassi.

31

IL PICCOLO FARO SULLA SCOGLIERA

SCOPRIAMO che Hudson non ci ha semplicemente affittato una casa. Ci ha affittato un’intera proprietà, completa di un vero faro funzionante.

?Un faro!?

Hudson sorride. ?Sì.?

?Ci hai affittato un faro!?

?Insieme alle due case lungo la strada?, precisa indicandole.

Ha le spalle e un piede (calzato in un paio di Dior Explorer) appoggiati al muro. è bello, anzi bellissimo, ma non intendo dirglielo. Un po’ perché il suo ego è già immenso, e un po’ perché… ?Ci hai affittato un faro!?

?Sì.? Inarca un sopracciglio supersexy. ?Pensi di continuare a ripeterlo??

?Probabilmente sì. E probabilmente lo farò con gli occhi a cuoricino.?

?Come vuoi.? Poi, dopo qualche secondo, domanda: ?E c’è una ragione particolare??

?Perché ci hai affittato un faro!? Allargo le braccia e comincio a piroettare tutto intorno, dimenticando almeno per un attimo il motivo per cui avevamo bisogno di affittare un posto in cui stare. ?Insomma, è troppo figo!?

?Sono felice che ti piaccia.?

?è un faro. Sull’oceano. Solo per noi due. Come potrei non adorarlo??

Non risponde, ma quando lo guardo mi rendo conto che non ce n’è bisogno: la sua espressione dice tutto, e a quel punto comincio a ruotare ancora più velocemente. Mi fermo incespicando perché adesso mi gira la testa. Ovviamente Hudson coglie l’occasione per afferrarmi una mano e attirarmi a sé.

?Credi di approfittarti di me solo perché mi gira la testa?? lo stuzzico dandogli una manata scherzosa sul petto.

?In realtà, volevo soltanto sorreggerti, ma se proprio insisti…?

In un lampo, mi prende tra le braccia e si dissolve su per l’interminabile scala a chiocciola finché arriva in camera, dove mi butta su un letto dall’aria comodissima.

è emozionante e divertente allo stesso tempo e, quando atterro rimbalzando appena, scoppio a ridere. Gli tendo le braccia, convinta che si sdraierà vicino a me, invece lui appoggia il mio zaino ai piedi del letto e si siede al mio fianco, scostandomi dagli occhi i riccioli decisamente in disordine.

?Sei bellissima?, mormora, sfiorandomi la guancia con le dita.

?Tu sei bellissimo?, rispondo, girandomi per baciargli il palmo.

?Be’, sì?, conviene inclinando la testa con aria serissima. ?è vero. Ma le due cose non si escludono a vicenda.?

?Oh, mio Dio!? Afferro un cuscino e glielo lancio addosso. ?Sei incredibile, lo sai??

?Credo che tu me l’abbia già ripetuto circa trecento volte?, risponde strappandomi a sorpresa il cuscino dalle mani. Mi preparo a riceverlo addosso, invece lui lo butta a terra e finalmente si sdraia accanto a me.

?Hai fame?? domanda.

?Sì, ma non abbastanza da alzarmi dal letto per ordinare qualcosa.? Mi allungo per prendere lo zaino. ?Però credo che qui dentro siano rimaste ancora un paio di Pop-Tarts.?

Alza gli occhi al cielo. ?Non puoi vivere soltanto di Pop-Tarts, Grace.?

?Forse no, ma sono dispostissima a provarci.? Apro la confezione color argento, stacco un pezzo del dolce alla ciliegia e me lo infilo in bocca.

Hudson scuote la testa, però mi guarda con occhi indulgenti.

?E tu?? chiedo dopo un altro paio di morsi. ?Hai fame??

Ho pronunciato queste parole del tutto innocentemente, ma, nell’istante in cui mi escono dalla bocca, assumono vita propria. Gli occhi di Hudson brillano, il mio stomaco fa una capriola e, all’improvviso, è come se la stanza fosse percorsa da un’elettricità che mi fa battere il cuore troppo in fretta.

?Che ne pensi?? mi domanda dopo parecchi secondi di tensione.

?Penso che tu stia morendo di fame?, rispondo, e sollevo il mento in un gesto d’invito. ?Per me, almeno, è così.?

?Allora prendi un’altra Pop-Tart.? Ma vedo il fuoco nei suoi occhi, che mi percorrono il corpo soffermandosi sulle labbra… e sulla gola.

Inclino un po’ di più la testa e mi passo le dita sulla pelle sensibile alla base del collo. ?Non era di quel tipo di fame che parlavo.?

Hudson si lascia sfuggire un verso roco – in parte di piacere, in parte di dolore – e poi emette un lungo sospiro vibrante che mi fa tremare le mani e stringere lo stomaco… prima ancora che mi posi la bocca sul collo. ?Grace.? Quando pronuncia il mio nome è poco più di un sussurro, quasi una preghiera, poi comincia a baciarmi delicatamente sulla clavicola e nell’incavo della gola. Ha le labbra calde e morbide e sono così piacevoli – lui è così piacevole – che devo appoggiare la mano sulla trapunta per essere sicura di non fluttuare nell’aria.

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