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Court (Crave, #4)(58)

Author:Tracy Wolff

Vorrei discutere con lui e restare sveglia finché non avremo chiarito questa faccenda, ma la verità è che sono così stanca che ho la testa annebbiata e cercare di risolvere questa cosa mi sembra un problema insormontabile. Forse dormire un po’ è ciò che occorre a entrambi prima di riprovare ad affrontare la situazione. Un po’ più di lucidità non farà male a nessuno.

?D’accordo.? Mi alzo per andare in bagno a fare una doccia, ma ho paura di addormentarmi sotto l’acqua. Alla fine mi spoglio e mi metto a letto in slip e reggiseno. Hudson mi raggiunge pochi secondi dopo e crollo prima ancora che abbia il tempo di infilarsi sotto le coperte.

Dormo come un sasso – gioco di parole assolutamente voluto – per quattro ore e mi alzo soltanto perché Hudson è seduto ai piedi del letto con un bicchiere di caffè da asporto in mano.

La parte vigliacca di me vorrebbe concentrarsi sul caffè – qualsiasi cosa è meglio che vedere lo sguardo sconfitto che aveva negli occhi quando siamo andati a dormire –, ma lui si merita di meglio. Il nostro rapporto si merita di meglio.

Perciò piano piano, con cautela, alzo lo sguardo e ho un brivido di sollievo quando vedo che gli occhi che mi guardano sono dolci e indulgenti come sempre. Gli domando comunque se sta bene perché io non mi sento bene per niente.

?Sto alla grande. è straordinario quello che possono fare un paio d’ore di sonno.?

Lo dice con accento spiccatamente inglese, e a questo punto sono davvero preoccupata, perché di solito quando Hudson parla così vuol dire che è incavolato da morire. E questo che cosa significa di preciso? Che finge di stare bene, ma in realtà non è così? O che ha accettato la mia decisione e si sta sforzando di conviverci?

Entrambe le eventualità sono un pugno nello stomaco – l’ultima cosa che vorrei è fargli del male – e non so che cosa fare, che cosa dire, per migliorare la situazione.

Alla fine ci pensa lui a smorzare la tensione. Solleva il bicchiere appena fuori dalla mia portata e mi sfida. ?Hai quindici secondi per svegliarti e prenderla o finisce nel water.?

?Non oseresti mai!? esclamo, aggrappandomi al giubbotto di salvataggio che mi ha lanciato. Che ha lanciato a entrambi.

?Non ci credi?? Comincia ad alzarsi, ma io lo afferro e lo ritiro giù, poi tendo le mani per prendere il bicchiere.

?Dai qua, dai qua, dai qua?, gli dico.

Me la offre con un sorriso. ?Ho provato quattro posti diversi, ma, a quanto pare, gli irlandesi non hanno la tua stessa passione per la Dr Pepper. E neppure per le Pop-Tarts.? Mi porge un sacchetto di carta bianco. ?Dentro ci sono una macedonia, dello yogurt e un muffin, e anche un panino del forno in fondo alla strada.?

?Quale forno?? chiedo guardando fuori dalla finestra la scogliera e l’oceano in tempesta che si stendono a perdita d’occhio. Le uniche strutture visibili sono le due case che fanno parte della proprietà, dove stanno gli altri. ?E quale strada??

Fa spallucce. ?D’accordo, magari un po’ più lontano che in fondo alla strada. Però do buone mance, perciò alla fine siamo pari.?

?Naturale.? Alzo gli occhi al cielo e poso il caffè – sorprendentemente delizioso – sul comodino per prendere il sacchetto. Ho lo stomaco così eccitato alla prospettiva di cibo vero che sta praticamente ballando, ed è allora che mi rendo conto che è da un po’ che non mangio qualcosa che non siano Pop-Tarts. Forse Hudson ha ragione, una ragazza non può andare avanti soltanto a Pop-Tarts, per quanto possa desiderarlo.

?E Macy e gli altri?? chiedo infilzando un acino d’uva.

?Ho ordinato qualcosa anche per loro?, risponde mandando giù un gran sorso d’acqua dalla bottiglietta sul cassettone.

?Sei fantastico.? Gli sorrido e, finalmente, comincio a rilassarmi. Tra noi è tutto a posto, mi dico. Hudson sta bene. Forse avevamo davvero soltanto bisogno di dormire un po’。

Inclina la testa come a dire: Ovviamente. ?Ci provo.?

Mentre mangio, chiacchieriamo del più e del meno – l’Irlanda, i nostri amici, Cyrus –, ma non appena finisco l’ultimo boccone del panino, Hudson mi prende la mano e comincia: ?Dobbiamo parlare?.

E addio ottimismo! Perché, anche dopo le ore di sonno, per quanto poche, non ho cambiato idea sui suoi poteri. ?Mi dispiace, Hudson. Mi dispiace tanto…?

?Non preoccuparti?, mi interrompe alzando una mano. ?Non si tratta di quello.?

?E allora di cosa?? gli chiedo cauta. ?Perché da una conversazione che inizia con queste parole non mi aspetto niente di buono.?

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