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Court (Crave, #4)(84)

Author:Tracy Wolff

Il numero è impressionante, e una parte di me non vorrebbe neppure provarci. Sono troppe le stelle – troppe le anime – che devo cercare di raggiungere, è impossibile che riesca a toccarle tutte.

Ma, d’altro canto, è proprio su questo che confida Cyrus. Sul fatto che avrò paura e rinuncerò prima ancora di tentare. Però non l’ho mai fatto prima, e non intendo cominciare adesso, per quanto quella che mi si prospetta mi sembri una fatica di Sisifo.

Perciò, non sapendo che altro fare, allungo una mano e cerco di afferrare una manciata di stelle dal cielo.

Non funziona, sai che sorpresa!

Ci riprovo comunque, ma ogni volta che allungo la mano, loro si allontanano, come se non volessero essere toccate. O, peggio, come se non volessero essere salvate.

Questo pensiero mi spaventa, e parecchio. Dopotutto, io qui sto andando sulla fiducia, prendendo per buono quello che mi ha detto la Dissanguatrice, anche se finora è stata poco comunicativa e decisamente poco onesta. Sta mentendo di nuovo? Sta tentando di convincermi a fare qualcosa soltanto perché torna utile ai suoi scopi?

L’idea mi destabilizza e le stelle cominciano a sbiadire. All’inizio non faccio nulla, tanto è impossibile che ci riesca.

Ma poi la voce dentro di me – no, non la voce, Alistair – mi dice: Stringi, Grace. Stringi, stringi, stringi!

Non so che cosa dovrei stringere, considerato che le stelle continuano a scivolarmi tra le dita come se fossero polvere, però la voce è così insistente – Stringi, Grace, stringi! – che non posso arrendermi. E men che meno andarmene. Se voglio guardarlo – e guardare me – ancora in faccia.

Perciò mi stringo ancora più saldamente a Hudson, mi protendo in avanti nella mente e tiro verso di me un fascio enorme di stelle con tutte e due le mani.

Questa volta funziona… più o meno. Le stelle non si ritraggono come facevano prima, ma mentre mi scivolano tra le dita e rotolano nell’oscurità, diventano sempre più grandi e più lunghe. Si diradano finché non sembrano più stelle, ma appaiono come migliaia e migliaia di sottilissimi fili di luce, tesi davanti a me. E, con un gran respiro, allungo una mano e passo il braccio intorno alla cortina di luce.

All’improvviso i fili mi vibrano tra le dita. All’inizio debolmente, poi con sempre maggiore forza, finché le scosse elettriche mi risalgono il braccio fino alla spalla.

Sembra l’ennesima prova che non vogliono essere toccati – che non vogliono il mio aiuto – perciò comincio a lasciarli andare, però non appena allento la presa, la voce di Alistair risuona forte e chiara nella mia testa: Grace, devi resistere.

Adesso ha la voce del re dei gargoyle, non quella della Bestia Invincibile e istintivamente gli do ascolto. Stringo più forte i fili al petto e, nonostante le scosse elettriche che straziano il corpo, non ne lascio andare neppure uno.

Il dolore è intenso, schiacciante, e so che non riuscirò a resistere a lungo, figuriamoci per sempre. Perciò mi sforzo di respirare nonostante lo strazio e con l’altra mano afferro il filo verde che mi lega alla Dissanguatrice. Lo stesso filo che prima sembrava unirmi all’universo stesso.

Quando gli mollo la mano, Hudson urla, ma in questo momento non ho la forza di rassicurarlo. Devo impiegare ogni briciolo di energia per reggere i fili di luce e ogni briciolo di forza di volontà per resistere e mettere fine a questo strazio.

Sfioro il filo verde con le nocche, e tutto dentro di me trema. Il dolore non se ne va e il tempo non si arresta come succede di solito quando sfioro il filo. Sento Hudson che mi chiama, che cerca di raggiungermi nel vortice di sensazioni che mi lacerano, ma è come se si trovasse dall’altra parte di un vasto campo deserto, e io non riesco a concentrarmi su di lui.

Soffoco il bisogno di rispondergli, lo respingo – almeno per il momento – e mi concentro sul filo verde che adesso è a portata di mano. Ho paura di afferrarlo per timore di sbloccare accidentalmente l’esercito, come ha paventato la Dissanguatrice. E se il suo cerchio non lo impedisse?

Ma quando osservo meglio gli scintillanti fili dei gargoyle, mi rendo conto di non dover temere di sbloccare l’esercito avvelenato. Riconosco all’istante la magia della Dissanguatrice: è avvolta intorno a ogni filo, ed è immensa. Non potrò mai penetrare un potere tanto enorme. Mai.

Ed è questo pensiero che adesso mi spinge a non sfiorare semplicemente il filo verde, a non limitarmi a prenderlo in mano. A questo punto mi devo buttare. Devo farlo e basta.

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