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Court (Crave, #4)(90)

Author:Tracy Wolff

Quando il cerchio è abbastanza ampio – e racchiude tutti noi e l’intera stanza –, lo Storico allunga una mano e afferra una manciata di luce. E poi la scaglia sul soffitto, verso il punto che mi ha indicato prima.

Mi preparo a sentire una specie di esplosione – sembra che ultimamente esploda sempre qualcosa –, invece la luce azzurra si limita a illuminare il soffitto per poi espandersi nella grotta.

?Tutto qui?? bisbiglia Macy. ?è così che si ripara uno strappo nel tempo? Con un po’ di luce??

?è un tantino più complicato di così?, risponde lo Storico. Schiocca le dita e sulla mano gli appare il paio di ferri da calza più grosso che abbia mai visto. Le schiocca di nuovo e nella grotta inizia a riecheggiare What a Time di Julia Michaels e Niall Horan.

Adesso al mio fianco ci sono Hudson e Macy. Guardo prima l’uno e poi l’altra, per capire se loro hanno idea di ciò che sta succedendo – perché lo Storico non mi sembra assolutamente tipo da musica pop –, ma sembrano tutti e due confusi quanto me. Soprattutto quando, al ritornello, lo Storico comincia a ondeggiare la testa e ad accompagnare la musica con gli occhi chiusi, sempre sferruzzando l’aria a una velocità super.

?Lo vedete anche voi?? sibila Flint a mezza voce. ?O è il paracetamolo che mi dà le allucinazioni??

?Il paracetamolo non dà allucinazioni?, sbuffa Eden.

?Quindi è reale?? Flint è sbalordito.

?è qualcosa?, conferma Mekhi.

Lo Storico sceglie quel momento per riaprire gli occhi e scopre che lo stiamo fissando tutti. ?Che c’è?? domanda mentre il ritornello si ripete all’infinito. ?è una musica che fa venire voglia di ballare.?

E, per dimostrarlo, chiude di nuovo gli occhi e riprende a dondolare la testa avanti e indietro. E anche se è una canzone che mi piace molto – One Direction tutta la vita – dopo avere sentito il ritornello per trecentoundici volte di fila, persino io e Macy siamo pronte a gettare la spugna.

Lo Storico, invece, dondola allegro, sempre sferruzzando. Sui ferri non ci sono né filo né altro, ma lui continua a muovere le punte avanti e indietro al ritmo della musica sinché, finalmente, proprio a metà della trecentododicesima ripetizione del ritornello, si ferma.

E quando alza i ferri e annuncia: ?Et voilà!?, anche la musica smette, grazie al cielo.

Penso che si sia completamente scordato di noi, considerato che ha sferruzzato il nulla per più di cinque minuti come se noi neanche esistessimo, ma poi li vedo: minuscoli, sottilissimi fili che fluttuano nella luce intorno a lui. ?Che cosa sono?? chiedo, e allungo una mano per toccarli con la punta delle dita.

Ma un colpo sulle nocche con i ferri mi costringe a ritrarre la mano di scatto. ?Sono i fili del tempo?, dice. ?Mai toccati dalle mani di una giovane semidea.? Mi scocca un’occhiata. ?E così devono restare.?

?Quali fili?? chiede Eden sporgendosi per guardare meglio. ?Io non vedo niente.?

?Neanch’io?, conferma Macy.

?Ma sono proprio lì?, insisto, indicando i fili più vicini a noi, facendo bene attenzione a non toccarli. Ho ancora male alle nocche dopo il colpo che mi ha dato prima.

Però i miei amici sono perplessi. Persino Hudson scuote la testa e osserva: ?A quanto pare, per noi non c’è niente da vedere, Grace?.

?Eppure qualcosa c’è.? Mi stropiccio gli occhi e do un’altra occhiata tanto per essere sicura che lo Storico non mi stia prendendo in giro. Tuttavia non è così. I fili sono proprio davanti a noi.

?Guarda qua?, dice lo Storico roteando i ferri tra le dita come le bacchette di una batteria.

?Il solito spaccone?, commenta la Dissanguatrice alzando gli occhi al cielo.

Lui sbuffa. ?Senti chi parla.?

E poi allunga un ferro, aggancia sulla punta una matassa di fili e se lo ruota intorno alla testa… quindi lo lascia andare.

E, di colpo, i fili volano dappertutto. In giro per la stanza, sul soffitto, sulle pareti e – cosa terrificante – dritti su di me e i miei amici. Mi aspetto che ci avvolgano, che ci leghino persino, invece succede una cosa molto più bizzarra: ci passano attraverso.

Li sento sotto la pelle, trapassarmi muscoli e sangue, vene e ossa. Non fa male, però è una sensazione incredibilmente strana, come un milione di libellule che mi sfrecciano in ogni parte del corpo. Ma quando mi giro verso Hudson per assicurarmi che stia bene, che i fili non gli facciano male, vedo che se ne sta semplicemente là in piedi come se non avesse idea di quanto sta accadendo.

E Macy lo stesso. E così pure Jaxon, Flint e gli altri. Nessuno sa che lo Storico ha appena spinto quegli affari, di qualunque cosa si tratti, all’interno della nostra pelle.

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