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Court (Crave, #4)(96)

Author:Tracy Wolff

?Allora come sai che non posso avvicinarmi se non sono invitata?? chiedo. ?In fondo, questo è un negozio.?

?Buonsenso?? suggerisce Hudson a bassa voce. ?Non ci vuole un genio per sapere che potrebbe mangiarci tutti a colazione. Adesso capisco perché questo negozio si chiama CARAMELLE DEL MOSTRO.?

Mmh, forse non è così affascinato da lei come ho pensato.

Macy si schiarisce la voce con impazienza e io mi volto verso di lei. ?O magari perché lo dice il cartello??

E indica un riquadro nero con su scritto REGOLE appeso accanto allo specchio. Guarda caso, la regola numero uno dice: Attendete di essere chiamati prima di avvicinarvi al bancone. Nessuna eccezione.

?Okay, quindi. Immagino che aspetteremo anche se siamo gli unici qui dentro.?

Arretro per unirmi agli altri sulla X nera disegnata a terra vicino all’entrata e aspettiamo. Aspettiamo. Aspettiamo.

Passano minuti preziosi, e il sole sta spuntando all’orizzonte tingendo il cielo di arancione, rosso e giallo. Sto cominciando ad agitarmi: Hudson non può stare fuori alla luce finché il suo corpo non avrà assorbito tutto il mio sangue. L’unica speranza è che, quando avremo finito, Macy possa aprire un portale per portarci via di qui.

Siamo in attesa che lei alzi gli occhi dalle parole crociate che sta risolvendo, ma dopo averci rivolto un breve sguardo quando siamo entrati è sempre rimasta concentrata sulla rivista.

Ma che diavolo? dico a Macy mimando le parole con le labbra mentre Hudson striscia con impazienza i piedi sul pavimento.

Mia cugina fa spallucce, però non pare molto ansiosa di disturbarla. E questo vale anche per tutti gli altri, a parte forse Flint e Jaxon, che sembra stiano per perdere la pazienza. Ma io ho paura a mandare uno dei due da lei perché, diciamocela tutta, non sono esattamente dei campioni di diplomazia e il rischio è che diventino cibo per mostri.

Immagino che tocchi a me farlo. Fantastico!

Fisso la donna per qualche secondo sperando che sollevi lo sguardo, ma, dato che non funziona, stringo i denti e mi schiarisco la voce.

Lei non batte ciglio.

Ritento, stavolta più forte.

Ancora niente.

?Grace…? dice Macy, però io la interrompo. Quando è troppo è troppo.

?Mi scusi…?

?Smamma.? Pronuncia la parola senza alcuna inflessione.

?Mi dispiace, ma…?

Senza nemmeno alzare lo sguardo dal cruciverba, risponde: ?Ti dispiacerà presto. Ora vattene?.

?Ma dobbiamo…?

Mi blocco quando la sua mano scatta in avanti sbattendo contro il poster delle Regole. Un’unghia rosso scuro indica la regola numero due: Ci riserviamo il diritto di rifiutarci di servire chiunque per qualsiasi ragione. Il gesto appare ancora più impressionante perché contemporaneamente riempie le caselle delle parole crociate, o forse l’ha fatto così tante volte prima che ormai si tratta soltanto di memoria muscolare.

In ogni caso, non ho intenzione di andare da nessuna parte senza prima aver parlato con qualcuno. ?Mi dispiace davvero, ma…?

?L’hai già detto.? E a quel punto fa uno sbadiglio, e senza nemmeno coprirsi la bocca.

Siccome è un atteggiamento che conosco bene, lancio un’occhiataccia a Hudson, che finge di non capire perché sia tanto infastidita. Però il sorrisino che ha dipinto sulle labbra è eloquente.

A quanto pare, esiste una guida dal titolo Come diventare un paranormale stronzo, e sia lei che il mio compagno l’hanno letta. Ma c’è da dire che, nonostante i modi discutibili, Hudson è una persona straordinaria. Forse lo è anche lei…

Con questa idea in testa e forte dell’esperienza acquisita negli ultimi mesi con Hudson – all’apice della stronzaggine –, decido di prendere il toro per le corna. Inoltre, oggi sono già stata minacciata da un dio che pensava di avere gioco facile con me… che sarà mai una minaccia in più?

Faccio un respiro profondo, mi stampo sulla faccia il mio sorriso più dolce e meno minaccioso e attraverso il pavimento di cemento nero macchiato fino al bancone.

La donna mi fissa senza battere ciglio con quei suoi occhi viola inquietanti, ma io cerco di non lasciarmi intimidire.

?Hai le orecchie foderate di prosciutto, gargoyle?? mi chiede dopo aver fallito nel tentativo di spaventarmi con il suo sguardo severo. ?O hai voglia di morire??

?Nessuna delle due cose?, rispondo. ?Sono solo disperata.?

?La disperazione qui non conta niente?, ribatte. ?Ti farà solo uccidere.?

?è un negozio di caramelle. Non credo che alle caramelle importi se sono disperata o no.? Anche se, a dire la verità, quegli alberi mi sembrano parecchio disperati.

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